Tanta ancora vita è l’ultimo romanzo di Viola Ardone, edito da Einaudi e presentato il 4 ottobre a Portici di Carta.
La storia si ripete e i modelli novecenteschi si ripresentano, purtroppo, nei conflitti odierni.
L’autrice, a seguito dello scoppio del conflitto ucraino, ha avuto notizia di un bambino che, da solo, ha affrontato un viaggio dal’Ucraina verso Budapest.
Partendo da questa vicenda, quindi, l’autrice racconta la storia di Kostya, un bambino di dieci anni orfano di madre e che il padre, arruolato nell’esercito, manda in Italia dalla nonna Irina.
Quest’ultima lavora per Vita, una donna afflitta dalla perdita precoce del figlio e caduta in uno stato di depressione. L’incontro quasi casuale con il bambino sconvolgerà la sua vita e la costringerà ad uscire dalla bolla all’interno della quale si era rifugiata per sfuggire al suo dolore.
Vita deve tornare a prendersi le sue responsabilità da adulta perché, come spiega l’autrice: “I bambini prendono per mano l’adulto e lo costringono a riconoscersi come tale”.
La storia è narrata a tre voci: Kostya, definito il personaggio più dinamico perchè sempre in movimento; Vita, paralizzata dalla depressione e Irina, che appare quasi un doppio personaggio.
Infatti, sebbene si esprima per necessità in una lingua che non è la sua, ispirata al linguaggio dantesco, esprime pensieri filosofici per via dei suoi studi giovanili in Ucraina.
La scrittrice sottolinea di aver sentito fortemente il rischio di cadere nello stereotipo, scrivendo la storia di un bambino e una donna stranieri, in un momento storico così delicato. Ma la caratterizzazione dei personaggi e delle loro storie è talmente profonda e unica da dover essere necessariamente raccontata e da farle superare ogni sua paura. In particolare è importante che le vite delle persone non vengano abbandonate nel flusso generato dall’indifferenza.
Infine è proprio Kostya, come dice l’autrice, a “sincronizzare sul tempo dell’amore e dell’empatia” e a permettere il ritorno alla vita di Vita che riscoprirà il suo ruolo di madre e la bellezza di essere famiglia.