Alla XXXIII edizione del Salone del libro di Torino, Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e della Commissione europea dialoga con Gustavo Zagrebelsky di politica internazionale.
“Costruire uno Stato richiede tempo” inizia Zagrebelsky “ed è infinitamente più difficile che distruggerlo”.
Ricordando le vicende diplomatiche della guerra di Libia, spiega come sia importante mantenere buone relazioni con i personaggi sulla scena politica.
Un esempio sono le sue stesse negoziazioni tenute con Gheddafi, dittatore e militare libico dal momento che una rottura dei rapporti durante le guerre libiche avrebbe comportato una tragedia anche per gli occidentali. Gli interventi militari, non solo in casi drastici come questo, rappresentano lo scenario meno auspicabile.
A sostegno di questa tesi, Prodi spiega come la guerra per un ideale sia in grado di far perdere il lume della ragione alle persone: l’obiettivo non è essere divisivi, ma cercare di riconciliare e giungere ad un compromesso condiviso.
Uno di questi è stato la proposta di introdurre una moneta unica e ampliare i confini della UE ai Paesi del blocco comunista. Quest’ultimo punto fa parte di un progetto di amplificazione della democrazia, che però comporta anche nuovi problemi da risolvere, causati anche dall’impostazione precedente di diversi Stati. Un esempio sono Polonia e Ungheria, non allineate con i valori europei.
Eva Laura Giacomello, Giulia Zanetti, Liceo M. Grigoletti, PN