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Titolo del libro
Una voce sottile è un romanzo storico che racconta le vicende familiari dell’autore, Marco Di Porto, infatti il protagonista principale della storia è suo nonno Solly, unico sopravvissuto alla deportazione della sua comunità. Siamo negli anni Trenta del Novecento, a Rodi, l’isola più grande del Dodecaneso, dove gli ebrei della “juderia” vivono in un clima felice fatto di tradizioni e armonia, che li porta a essere un’unica grande famiglia. Ma con la promulgazione delle leggi razziali fasciste la vita serena dei cittadini ebrei di Rodi muta: i bambini vengono espulsi dalle scuole, gli adulti perdono il lavoro, molti iniziano anche a soffrire la fame. Eppure la comunità non si lascia abbattere, fino a quando come un fulmine a ciel sereno non arriva un ordine spietato: tutti gli ebrei devono essere deportati dall’isola. Da questo momento la trama si sviluppa dando luogo a una narrazione coinvolgente in grado di risucchiare il lettore nella storia.
Perché leggere questo libro
La scrittura di Marco Di Porto mi è sembrata semplice ma coinvolgente, arricchita in diverse occasioni da diversi termini ebraici, che permettono al lettore di entrare maggiormente in contatto con la storia e con la realtà narrata dal libro.
A chi può piacere questo libro
Una voce sottile è un libro da non perdere, specialmente per chi si interessa al difficile tema della Shoah.
Una frase del libro da conservare
Per lunghi secoli gli ebrei di Rodi vissero sotto il dominio turco, ogni anno in tutto simile a quello precedente, in pace con le altre due principali comunità: i turchi, musulmani, e i greci, cristiani. La convivenza veniva facile, tanto dolce è sull’isola il soffio del vento, l’onda del mare caldo, il profumo benevolo della natura.
L’autore/autrice di questa recensione viene da
Scuola
Una voce sottile è un romanzo storico che racconta le vicende familiari dell’autore, Marco Di Porto, infatti il protagonista principale della storia è suo nonno Solly, unico sopravvissuto alla deportazione della sua comunità. Siamo negli anni Trenta del Novecento, a Rodi, l’isola più grande del Dodecaneso, dove gli ebrei della “juderia” vivono in un clima felice fatto di tradizioni e armonia, che li porta a essere un’unica grande famiglia.