Una cosa che ti ha colpito
“Io la mandavo fuori sotto lo stellato, A giocare con lui, e me ne stavo in disparte; ma dopo poco essa lo lasciava e ritornava da me, a leccarmi le mani, come per dire: la mia vita sei tu“
Vista la condizione in cui viveva Arturo, si può immaginare come la cagna Immacolatella potesse essere d’aiuto, in fondo quando c’è un forte legame tra una persona e un animale, in questo caso un cane, quest’ultimo può essere equiparabile ad una persona, poiché riesce a trasmettere tutto l’affetto anche con semplici, ma significativi gesti che possono rappresentare un sostegno importante, soprattutto nei momenti di solitudine.
Filippo DE FERRARI
Una frase del libro da conservare
“Quelli come te, che hanno due sangui diversi nelle vene, non trovano mai riposo né contentezza; e mentre sono là, vorrebbero trovarsi qua, e appena tornati qua, subito hanno voglia di scappar via. Tu te ne andrai da un luogo all’altro, come se fuggissi di prigione, o corressi in cerca di qualcuno; ma in realtà inseguirai soltanto le sorti diverse che si mischiano nel tuo sangue, perché il tuo sangue è come un animale doppio, è come un cavallo grifone, come una sirena. E potrai anche trovare qualche compagnia di tuo gusto, fra tanta gente che s’incontra al mondo; però, molto spesso, te ne starai solo. Un sangue-misto di rado si trova contento in compagnia: c’è sempre qualcosa che gli fa ombra, ma in realtà è lui che si fa ombra da se stesso, come il ladro e il tesoro, che si fanno ombra uno con l’altro.”
Nome Scuola
Città Scuola
“Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua”.
Arturo, affezionato all’isola come alla propria madre, sottolinea questo legame con questa espressione quasi bambinesca che rivela il suo lato tenero e sincero e porta un non so che di dolce alla storia.
Margot GRISTINA
“Nessun affetto nella vita uguaglia quello della madre.”
Questa frase fa parte del Codice della Verità Assoluta che aveva stilato Arturo dagli insegnamenti tratti dalle sue letture e da suo padre.
Mi ha colpito questa frase per contrasto dato che il personaggio non aveva mai conosciuto sua madre essendo ella morta di parto.
Dario DONATO
“Era lei che mi richiamava, come le sirene”
Nonostante la madre sia morta, Arturo è molto legato ad essa, ne sente la mancanza ed è desideroso di averla al suo fianco. Per lui, sua madre è quasi come una figura sacra, che vede superiore a qualsiasi altro essere umano. Arturo pur non credendo nella vita nell’aldilà e negli spiriti dei morti, sente la presenza della madre sull’ isola, che lo guida e non lo fa sentire solo. Tra loro perciò vi è comunque un legame molto forte, tanto che, quando Arturo va in barca e si allontana di poco dall’isola, sente immediatamente il bisogno di tornare indietro, là sull’isola di Procida, dove è sepolta la madre; quel bisogno in realtà è la madre stessa, che come le sirene con il loro canto, richiama Arturo a restarle vicino.
Federica GAUDIANO
Arturo, sin da bambino, è sempre stato costretto a vivere in solitudine, senza qualcuno che si preoccupi per lui e che lo aiuti a crescere, a diventare uomo. È difficile immaginare come possa crescere una persona che è costretta a vivere la propria infanzia in solitudine, temendo la severa autorità del padre. Arturo è stato costretto a diventare adulto prima del tempo, per riuscire a farsi strada in una quotidianità difficile da vivere per un ragazzino:
“Erano sempre dei sogni severi, che venivano a rinfacciarmi le amarezze della mia condizione, e a ritrattare, senza complimenti, le promesse a cui potevo aver creduto di giorno. E in quei sogni io provavo un sentimento acuto e preciso di dolore, che ancora non conoscevo (per la mia naturale ignoranza da ragazzino) nella realtà”.
Benedetta PITTALUGA
Sono rimasta colpita dal fatto che il padre non riesca ad amare in modo completo il proprio figlio. Nel romanzo, recentemente letto, “La strada” di Cormac McCarthy, il padre innalza a livelli angelici il proprio figlio, sfidando la morte per lui. In questo romanzo invece, il padre nutre per suo figlio una totale indifferenza. Arturo Gerace è completamente soggiogato dalla figura paterna e crede ai racconti nei quali l’uomo descrive le sue eroiche imprese. Il figlio arriva quindi a idealizzare il padre.
“… consideravo ogni singolo soggiorno di mio padre sull’isola, come una grazia straordinaria da parte di lui”.
“La mia infanzia è come un paese felice, del quale lui è l’assoluto regnante”
Penso che un amore così totalizzante, se non ricambiato, possa arrivare a provocare profonde ferite non rimarginabili e possa creare difficoltà nelle relazioni umane future.
Eleonora GATTI
“Quelli come te, che hanno due sangui diversi nelle vene, non trovano mai riposo né contentezza; e mentre sono là, vorrebbero trovarsi qua, e appena tornati qua, subito hanno voglia di scappar via. Tu te ne andrai da un luogo all’altro, come se fuggissi di prigione, o corressi in cerca di qualcuno; ma in realtà inseguirai soltanto le sorti diverse che si mischiano nel tuo sangue, perché il tuo sangue è come un animale doppio, è come un cavallo grifone, come una sirena. E potrai anche trovare qualche compagnia di tuo gusto, fra tanta gente che s’incontra al mondo; però, molto spesso, te ne starai solo. Un sangue-misto di rado si trova contento in compagnia: c’è sempre qualcosa che gli fa ombra, ma in realtà è lui che si fa ombra da se stesso, come il ladro e il tesoro, che si fanno ombra uno con l’altro.”
Il vecchio Amalfitano, in uno dei suoi momenti di lucidità spiega a Wilhelm, il padre di Arturo, come mai quest’ultimo, nel corso della sua vita, non sarà mai soddisfatto e viaggerà sempre alla ricerca di qualcosa che in realtà non esiste.
Federico FRAU