Una cosa che ti ha colpito
Quello che colpisce l’attenzione del lettore all’interno del racconto è sicuramente il ruolo svolto da Nunziata, che potremmo azzardare a definirlo addirittura chiave nell’evoluzione psicologica del protagonista; di fatti, il passaggio di ella, da odiata figura materna a oggetto di un desiderio destinato a rimanere inappagato, segna la fine inesorabile della fase infantile e, al contempo, l’ingresso definitivo di Arturo nella storia del suo tempo.
Una frase del libro da conservare
“Là sotto di me, intanto, m’ aspettava sempre il mare, anch’esso mio…
Allora, i miei occhi e i miei pensieri lasciavano il cielo con dispetto, riandando a posarsi sul mare, il quale, appena io lo riguardavo, palpitava verso di me, come un innamorato.”
L’isola di Arturo è il percorso di crescita del protagonista, con l’unica certezza rappresentata dalla devozione che gli nutre verso il padre. Da evidenziare è anche la solitudine di Arturo, quasi come fosse isola su un’isola, quella di Procida, culla da cui egli non riesce a distaccarsi e che sarà luogo di crescita ed esperienza lungo tutta la narrazione. Descrizioni dettagliate e atmosfere suggestive sono in leitmotiv, grazie alle quali la Morante riesce a coinvolgerci in prima persona lungo tutto il percorso formativo che forgia Arturo. Procida sarà anche luogo di sentimenti, amicizie, emozioni confuse e contrastanti, mancanza di affetti. Quella della Morante è una Procida che non fa solo da sfondo, ma è luogo natio che acquista un ruolo di rilievo notevole e che sarà per Arturo, orfano di madre e quasi privo della figura paterna, proprio come un porto sicuro nel quale trovare sempre rifugio.