Una cosa che ti ha colpito
Mi ha colpito il fatto che nel libro gli esseri umani siano in realtà tutti uguali, tutti soffrono dello stesso malore, si riuniscono tutti, nei bar e nei ristoranti, cercano apposta gli stessi orari e i luoghi dove c’è più gente, perché non vogliono la solitudine, cercano di scappare da essa, ma non vi riescono. Sono soli, e aspettano, aspettano qualcosa cambi, aspettano la loro vita abbia una svolta, aspettano nella sala d’aspetto che è diventata la loro vita, aspettano la peste finisca di modo da poter ricominciare. Ma vogliono davvero questo? Forse sono solo in attesa della propria morte.
Una frase del libro da conservare
Ma nella storia arriva sempre il momento in cui chi osa dire che due più due fa quattro viene punito con la morte. (p.160)
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Delitto e castigo -Dostoevskij
Leggendo il libro ‘La Peste’ di Albert Camus, ho potuto riflettere su alcune analogie e differenze con la pandemia da Covid19.
Oggi, ad esempio, vengono usate delle mascherine, proprio come ne ‘La Peste’, anche se di un tipo diverso. Nel libro però si dice che queste non servono in realtà a nulla, se non a rassicurare gli altri, e questo non mi ha affatto stupito.
Nel libro la peste colpisce una sola città, mentre la nostra ha colpito il mondo intero. La città di Orano, infatti, fu chiusa, mentre per noi ci fu il lockdown.
Tutti, qui da noi, stavano a guardare, spettatori della loro stessa vita, nessuno sapeva di cosa si trattasse, era il caos generale, proprio come nel ‘La Peste’. Nel libro però i dottori e i “capi” della città, volevano aspettare fino all’ultimo per dire di cosa in realtà si trattasse, volevano assicurarsi fosse proprio peste, di modo da non spaventare la popolazione; nella pandemia di oggi invece è avvenuto il contrario.
Le persone, ne ‘La Peste’, come anche ora si sentivano unite, perché tutte sullo stesso piano, tutti condividono la stessa malattia, tutti si amano e si vogliono bene, in un momento così.
Nel libro si parla anche di Dio, il dottore, come altri si dice: accetto che il male esista, e si abbatta su chi il male l’ha fatto, cioè chi un po ha vissuto: gli adulti; ma perché il male e la morte dovrebbe affliggersi su esseri innocenti come i bambini o i neonati che neanche sanno cosa sia vivere, perché? Questo passo mi è piaciuto molto, perché è ciò che mi sono sempre chiesta: se Dio esiste, perché esiste il male? perché solo non lo elimina e ci teniamo il bene, e stiamo tutti sorridenti? La soluzione è però così semplice: come potremmo solo vivere così? se il male non esiste non esiste nemmeno il male. Ancora c’era però un quesito: perché ai bambini? perché il male sui bambini? poi ho capito che è un avvertimento, perché qualcuno capisca, si fermi e capisca qualcosa.
Sono però convinta che il libro abbia un significato molto profondo, l’autore non si riferisce solamente alla peste fisica, fatta di bubboni e sofferenze; ma a una peste che regnava ancor prima: la pazzia che regna in ogni uomo.