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Il romanzo è ambientato a Lisbona nel 1938, periodo del lungo regime dittatoriale di Antonio Salazar che trasformò la città in una prigione dominata dalla censura. Il protagonista del racconto è il Dr. Pereira, un giornalista che dirige la rubrica culturale di un quotidiano del pomeriggio della città chiamato “Lisboa”. Egli è dedito solo al lavoro e alla Letteratura francese. Pereira non riesce a prendere posizione per contestare il regime, preferisce inizialmente rimanere neutrale rispetto a qualsiasi tipo di scelta politica, tuttavia, sente dentro di sé una spinta verso il cambiamento e la ribellione. Tutto il romanzo si incentra sull’interiorità del personaggio. Egli è spesso da solo a rimuginare ma quando si reca all’interno della clinica talassoterapica per curare la sua cardiopatia, instaura con il suo dottore un dialogo-confessione che lo aiuterà a capire meglio se stesso. Egli vuole trovare una soluzione a questo suo status di apatia e di inquietudine. Il Dottore della clinica cerca di aiutarlo dandogli dei consigli tratti dai suoi studi. Spiega al protagonista una teoria sostenuta da due medici e psicologi-filosofi Francesi: Ribot e Janet. Essi sostengono che all’interno della persona umana non ci sia una solo un’anima ma bensì un’intera confederazione di anime guidate da un io egemone. Spiega che può accadere che una di queste anime si rafforzi a tal punto da prendere il sopravvento e diventare un nuovo io egemone, determinando così una vera e propria metamorfosi. Il cuore del romanzo “Sostiene Pereira” è infatti determinato dalla psicologia dell’IO EGEMONE. Antonio Tabucchi richiama molti aspetti dalla teoria Freudiana. Freud è stato un medico neurologo fondatore della psicanalisi. Egli ha spiegato che esiste una relazione tra mente e corpo. Gli studi scientifici riguardanti le neuroscienze hanno dimostrato che la capacità intellettiva e le emozioni sono strettamente connesse e si influenzano l’uno con l’altro. Secondo me, questo collegamento tra mente e corpo è importante, poiché l’ho provato su me stessa. Infatti, l’emozione che scaturisce in me quando qualcosa mi appassiona è superiore alle mie capacità intellettive, di conseguenza arrivo alla conclusione di un percorso solo attraverso il mio stato d’animo che non è dettato dal livello intellettivo.