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“Sostiene Pereira” è un romanzo scritto nel 1994 da Antonio Tabucchi, edito da Feltrinelli. Il libro, considerato uno dei capolavori della letteratura italiana moderna, ha vinto il premio
Campiello e il premio Viareggio; inoltre è stato adattato prima ad una versione cinematografica nel 1995 e poi ad una teatrale nel 2010.
L’opera è ambientata a Lisbona, città di cui Tabucchi si era follemente innamorato. La città portoghese fu anche il luogo dove l’autore visse per sei mesi l’anno (gli altri li trascorreva in Toscana, sua terra d’origine). Lisbona quindi fa da sfondo alle vicende del dottor Pereira, un uomo solitario e abitudinario, che ha abbandonato la cronaca nera per limitarsi a pubblicare sulla pagina culturale del giornale “Lisboa”. Pereira vive nel 1938, epoca della dittatura di Antonio Salazar, della guerra civile spagnola e dell’avanzata fascista; nonostante questi eventi, che stravolgono la situazione politica europea per sempre, Pereira non si schiera.
Sin dalle prime pagine si è colpiti dal vuoto interiore che attanaglia il protagonista, ma la lettura riserva un sorprendente cambiamento. Sarà l’incontro con Monteiro Rossi e la sua fidanzata Marta a farlo diventare un “eroe” e anche a fargli cambiare alcuni tratti molto radicati della sua personalità, grandi e piccole abitudini (ad esempio un giorno, rivoluzionario, decide di ordinare un Porto secco al posto della solita limonata e omelette).
Ritengo che “Sostiene Pereira” sia tuttora attuale. Innanzitutto per il concetto del cambiamento: è molto facile rimanere ancorati alle proprie abitudini, che costituiscono una sicurezza, a qualsiasi età, non solo da anziani. Ma Pereira dimostra come sia sempre possibile cambiare la propria mentalità e prendere posizione anche in situazioni pericolose come quella del protagonista, ovvero combattere la dittatura. Pereira è poi un uomo qualsiasi, infatti è un signore abitudinario, obeso, anziano, pigro, molto dedito al lavoro e non ha alcun tratto che lo possa far immaginare come particolarmente dotato di qualche coraggio o capacità: proprio in questo modo Tabucchi parla a tutti indistintamente, anzi passa il messaggio che perfino una modestissima persona come lui, può essere anche capace di fare grandi cose.