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All’interno della raccolta “Diversi stagioni” di Stephen King, spicca per originalità il libro “Il corpo”, scritto nel 1982 e dal quale si ispira il film Stand by Me. Ma come mai questa differenza tra i titoli? Tutto parte dal dualismo su cui si basa l’intera opera. Se il titolo del libro si concentra principalmente sull’aspetto macabro del ritrovamento di un cadavere, il titolo del film è invece incentrato sull’amicizia e solidarietà che si crea tra i protagonisti. Difatti è proprio l’avventura e la ricerca del corpo di un loro coetaneo (iniziata solamente per rivalsa personale e quasi come scherzo) che permette loro di condividere le proprie paure e insicurezze. Nonostante l’aspetto horror della narrazione sia incentrata nel corpo, la riflessione si sposta interamente sulla crescita dei ragazzi e del loro passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
Il viaggio che intraprendono diventa così una vera e propria metafora di crescita. Ogni ostacolo, ogni confronto tra di loro o con gli adulti rappresenta un passo verso la consapevolezza. Il gruppo, inizialmente unito da curiosità e spirito d’avventura, viene lentamente messo alla prova da tensioni emotive, paure personali e conflitti familiari. In questo contesto, l’amicizia assume un ruolo fondamentale: diventa rifugio, forza motrice e occasione di maturazione. Il “corpo” non è solo quello del ragazzo morto, ma anche simbolo della fine dell’innocenza e dell’inizio di una nuova fase della vita.
Il film, così come il racconto, riesce a emozionare perché mette in luce un momento cruciale della crescita personale, in cui il confronto con la morte diventa anche scoperta della vita. Un titolo come Stand by Me, allora, risulta emblematico: stare accanto a qualcuno significa esserci nei momenti più difficili, proprio come fanno i protagonisti l’uno con l’altro.
