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Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi è un romanzo storico che mi ha dato una visione personale della vita di un uomo, Pereira, che si deve confrontare volente o nolente con la realtà sociopolitica che lo circonda, in una lotta continua tra il suo io “indifferente” e quel sentimento giovanile di ribellione alle imposizioni.
La storia è ambientata a Lisbona nel 1934 nel pieno della dittatura di Salazar, periodo di tensione politica e sociale che durerà fino al 1974.
Pereira, un giornalista, lavora come caporedattore culturale del Lisboa, un piccolo giornale locale dove si occupa di notizie di poco conto.
È un uomo anziano, grasso e solo, legato ai ricordi del passato. La sua vita è monotona e procede in maniera quasi banale ripetendosi identica tutti i giorni: casa, lavoro e pranzo nel solito ristorante con il solito cibo.
Il turning point si presenta con l’ingresso nella vita del vecchio giornalista di Monteiro Rossi, giovane anarchico e socialista infuocato dalla tipica combattività politica dei ragazzi.
Questo incontro innesca una serie di eventi che porteranno Pereira a mettere in discussione le proprie convinzioni, la realtà del suo paese, il suo ruolo nella società e, nel finale, abbandonare quella conveniente neutralità politica che lo aveva caratterizzato.
La storia si sviluppa, dapprima lentamente per poi sbloccarsi in una serie di eventi molto scorrevole nella seconda metà, attraverso i dialoghi tra i personaggi e i pensieri interiori del personaggio Pereira. L’autore riesce comunque, anche nei momenti più macchinosi, a tenere alta l’attenzione con il presentarsi quasi ad ogni pagina della formula sostiene Pereira.
Sostiene Pereira è quindi un romanzo che fa riflettere.
È una storia di consapevolezza, di scelte di coraggio e di speranza, che ricorda l’importanza di perseguire la giustizia andando controcorrente, anche quando sembra difficile o pericoloso.
