Il corpo 2025, Laboratorio, Un libro tante scuole

Parole e pensieri


Capobianco Sofia, Nacca Mario Simone, Iodice Giuseppe, Vardaro Andrea, Angelino Antonio

I.S.I.S.S. Amaldi-Nevio Classe 4^C - Santa Maria Capua Vetere

Nome Scuola

I.S.I.S.S. Amaldi-Nevio Classe 4^C

Città Scuola

Santa Maria Capua Vetere

Non è tantissimo, ma insomma, a questo mondo bisogna accontentarsi di quel che si trova, dico bene?

“Il corpo” di Stephen King non è solo la storia di un gruppo di ragazzi che parte per cercare un cadavere. È molto di più: è un racconto profondo e toccante che fa pensare a cosa vuol dire crescere, a come si cambia passando dall’infanzia all’adolescenza. Il viaggio che fanno Gordie, Chris, Teddy e Vern non è solo un’avventura estiva, ma un vero percorso per capire meglio se stessi e il mondo. Lontani dai grandi, immersi nella natura, iniziano a fare i conti con la morte, con le ingiustizie e con il peso delle loro esperienze personali. Una delle cose che ci ha colpito di più è il legame che c’è tra loro. Nonostante siano molto diversi e abbiano alle spalle famiglie difficili o situazioni complicate, tra loro c’è un’amicizia vera, fatta di battute, silenzi, confidenze e momenti sinceri. Chris, per esempio, è il classico ragazzo che gli altri vedono come “quello problematico”, ma in realtà è molto più maturo di quanto sembri, ha un forte senso di giustizia e sa vedere le cose per come sono davvero. Anche Gordie è un personaggio intenso: parla poco, ma dentro di sé ha un dolore grande, dovuto alla morte del fratello e al fatto che i suoi genitori sembrano ignorarlo. La scrittura e i ricordi diventano per lui un modo per trovare il suo posto nel mondo.
La frase: “Non è tantissimo, ma insomma, a questo mondo bisogna accontentarsi di quel che si trova, dico bene?” ci ha colpito molto perché esprime una grande verità. Spesso la vita non va come vorremmo. Le cose non sono sempre giuste, e a volte ci ritroviamo con poco in mano. Però proprio quel poco, riflettendoci bene, può valere tantissimo. Non è rassegnazione, è crescere. È capire che certe cose non si possono cambiare, ma che si può dare valore a ciò che si ha: un amico vero, un momento vissuto insieme, un ricordo che resta dentro.
Il corpo parla anche della fine dell’innocenza. Quando i ragazzi tornano a casa, non sono più gli stessi. Hanno visto la morte da vicino, ma soprattutto hanno capito che crescere vuol dire anche perdere qualcosa: le certezze, le amicizie, l’idea che il mondo sia sempre giusto. Quelle amicizie fortissime che sembravano eterne col tempo si allontanano, ma non si dimenticano mai. Così dice il narratore alla fine: “Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a dodici anni”. È una frase che fa venire un nodo in gola, perché ci ricorda quanto siano importanti certi legami, anche se poi la vita va avanti e ci porta in direzioni diverse. Alla fine, questo racconto lascia una sensazione un po’ malinconica ma anche molto bella. Fa pensare che, anche se crescere è difficile, ci sono legami, esperienze e momenti che formano e che restano con noi per sempre. Anche se passano, anche se cambiano, continuano a far parte di chi siamo diventati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *