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Tutti conosciamo Stephen King: chi per i suoi libri, chi per i film o serie tv che ha ispirato. Alcuni dei suoi titoli più famosi sono ‘Thriller Misery’, il terrificante ‘It’, o il drammatico ‘Il miglio verde’. Tra le sue opere più famose c’è ‘The Body’, pubblicato nel 1982 all’interno della raccolta ‘Different Seasons’ e successivamente come racconto breve. È ambientato nella cittadina immaginaria Castle Rock, nel Maine. Racconta la storia di quattro ragazzi – Gordie, Chris, Teddy e Vern – tutti provenienti da famiglie disfunzionali. Durante l’estate del 1960, Vern sente per caso una conversazione tra suo fratello Billy e un amico, in cui scopre che i due hanno trovato il cadavere di Ray Brower, un ragazzo scomparso, ma non hanno potuto denunciare il ritrovamento alle forze dell’ordine perché si trovavano lì con un’auto rubata. Allora i protagonisti decidono di partire all’avventura per trovare il corpo prima degli altri e diventare così degli eroi. Per farlo, mentono ai genitori dicendo che campeggieranno nel giardino di Vern e iniziano un viaggio lungo i binari della ferrovia, che si rivelerà molto più di una semplice avventura: sarà un viaggio di crescita, amicizia e cambiamento, in un’estate che, come dice Gordie, “è andata avanti per anni”. Ho apprezzato tutti i protagonisti di questa storia. Teddy, con il suo carattere impulsivo, che spinge lui e gli altri a compiere azioni pericolose; Vern, con la sua testardaggine e le sue fragilità; e Gordie, con la sua creatività. Ma il personaggio che più mi è rimasto nel cuore è Chris. Lui “era il più duro della nostra banda, ma era anche il più bravo a mettere pace”. Chris Chambers è, secondo me, il personaggio più complesso e affascinante del libro. Viene da una famiglia problematica: suo padre è un uomo violento e alcolista, e Chris è spesso vittima di violenze fisiche e verbali, sia da parte del padre che dei fratelli. Ma, nonostante le difficoltà, si sforza di essere diverso dai suoi familiari e di non cadere negli stessi errori. Infatti, in una parte del racconto emerge come lui abbia effettivamente paura di bere anche solo un goccio di alcol, perché è ben consapevole delle conseguenze negative che può avere sulle persone. Chris è il leader della banda, sensibile, coraggioso ed empatico. Cerca sempre di proteggere i suoi amici, di aiutarli a crescere e di incoraggiarli a realizzare i propri sogni. Non ha paura di dire la verità, anche quando dall’altra parte c’è qualcuno che ha paura di sentirla. Riesce ad andare oltre le apparenze, sia con Teddy che, soprattutto, con Gordie. Si preoccupa per loro e cerca di aiutarli a crescere, incoraggiandoli a realizzare i loro sogni, incarnando più un padre per i ragazzi che i loro stessi genitori. Non ha paura di dire la verità, anche quando dall’altra parte c’è qualcuno che ha paura di sentirla, come nel caso di Gordie. Detto questo, non è un personaggio perfetto: ha un grande dilemma interiore, poiché è costretto a lottare tutti i giorni con una società che non ha mai creduto in lui e che ha già stabilito che tipo di uomo diventerà. Ma lui sa di essere di più e di meritare di più. Per questo lotterà con le unghie e con i denti per avere una vita migliore. Sono certa che amerete la sua storia e che, con il tempo, diventerà anche vostro amico.
Proprio come in un vero viaggio, anche le mie emozioni sono cambiate man mano che la storia andava avanti. All’inizio ero entusiasta, felice di partire con i ragazzi in quell’avventura un po’ folle. Mi sono divertita a leggere i loro battibecchi e le loro battute; poi è arrivata la curiosità vera, quella che ti tiene incollato alle pagine, chiedendoti se troveranno davvero quel corpo. Più andava avanti, più sentivo crescere dentro di me una certa ansia… Speravo che tutto finisse bene, che ci fosse giustizia e che qualcosa cambiasse. Un’altra importante emozione che mi ha seguita per tutto il libro è la rabbia per tutte le ingiustizie che i ragazzi sono costretti a subire e per come vengono trattati dal mondo che li circonda.
Terminare questa storia è stato come salutare degli amici che sai che non rivedrai più. La voce narrante della storia è quella di Gordie, ormai adulto e diventato scrittore, che ricorda l’estate del 1960. Castle Rock, come spesso accade nelle opere di King, è ambientata nel Maine, luogo in cui lo scrittore è nato. Nel testo troviamo spesso caratteri speciali, il che è utile per distinguere alcune parti del libro da altre, come magari gli estratti delle storie di Gordie o i nomi di eventi, città e molto altro. Lo stile utilizzato dallo scrittore è molto semplice e diretto; non si preoccupa di nascondere parolacce, parole spinte o a volte volgari, perché King sa bene che è proprio quello il linguaggio che utilizzano i ragazzi a quell’età, in parte anche per sentirsi più grandi. Questo mi ha fatto apprezzare ancora di più la storia, perché non cerca di nascondere la realtà, ma di attenervisi il più possibile. L’autore scrive in modo molto emotivo, ci fa entrare nei pensieri di Gordie e usa immagini forti e chiare per mostrarci la storia, come in un film, come quando descrive il ritrovamento del cadavere e il momento in cui Gordie realizza che “quel ragazzo era morto, non era malato, non stava dormendo. Non si sarebbe più svegliato”. La morte è uno dei temi principali della storia. Viene mostrata sia con la morte di Ray che con quella del fratello di Gordie, il che si collega al lutto e alla perdita, che vediamo soprattutto nei comportamenti dei genitori di Gordie. Altro tema fondamentale riguarda l’amicizia, vista sia come una forza che ti spinge a fare cose impensabili, sia come un sentimento che cambia con il cambiare delle persone. Altro tema fondamentale della storia è il cambiamento, nello specifico il modo in cui i protagonisti si evolvono grazie alle esperienze che vivono e che in parte gli fanno perdere la loro innocenza. Il viaggio di Gordie non è solo alla ricerca del corpo, ma è anche un viaggio nei ricordi della sua infanzia. Per questo, un altro tema importante della storia è la memoria: il narratore ripensa al suo passato con nostalgia e con uno sguardo critico, raccontando anche cosa è successo alla fine dell’estate del 1960. In conclusione, consiglio questo libro a tutti coloro che sono interessati a film di avventura e di crescita personale. Ho trovato moltissime connessioni tra The Body e altre storie di Stephen King, per alcuni aspetti. Ad esempio, nei film Misery non deve morire e Il miglio verde, si fa riferimento all’uso di violenza ingiustificata su persone che non hanno colpa. Parlando invece di film che non riguardano le opere di King, The Body mi ha fatto pensare al film Pelé, che sicuramente gli sportivi conosceranno. Nel film, Pelé e il suo gruppo di amici, ancora bambini, si confrontano con la morte di uno di loro. Questo evento li segna profondamente e, da quel momento in poi, il gruppo si scioglie: ognuno prende strade diverse, alcuni finiscono nei guai, altri lavorano con le famiglie, e solo uno riesce a salvarsi davvero grazie al suo talento per il calcio, proprio come Gordie si salva per il suo talento nella scrittura. Vorrei lasciarvi con l’immagine di quattro ragazzi che camminano lungo i binari di una ferrovia, vestiti leggeri, con gli zaini in spalla, che ridono e scherzano, inconsapevoli di aver intrapreso un viaggio che cambierà le loro vite.