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“Sostiene Pereira”, letto grazie al progetto del “Salone del libro di Torino”, è stata una piacevole sorpresa.
Tabucchi è uno scrittore che non conoscevo, ma che mi ha colpita sin da subito con la sua straordinaria capacità di scrivere e descrivere. In particolare i dettagli dei luoghi, dei tempi e delle abitudini dei personaggi hanno contribuito a farmi immergere completamente nella lettura. Sembrava di muoversi assieme a Pereira in una Lisbona conosciuta per filo e per segno sin da piccoli, quasi come se mi fosse stata più familiare della stessa Torino in cui sono cresciuta.
L’attesa è uno degli elementi che contraddistingue questo romanzo; nonostante spesso sia per me motivo di non completo apprezzamento nella lettura, soprattutto se a lungo non porta a nulla, qui invece è stata fondamentale per appassionarsi alla lettura e rimanere incollati alle pagine.
Si voleva sempre sapere di più e ci si aspettava che “qualcosa di grosso” sarebbe accaduto, ovviamente è stato così e i capitoli conclusivi sono stati straordinari, sembrava di essere lì con Pereira e provare tutti i suoi sentimenti in prima persona, a volte addirittura al suo posto.
Come suggerito durante alcuni interventi tenuti alle Gallerie d’Italia, “sostiene Pereira” è ripetuto quasi all’infinito per alludere ad un interrogatorio successivo ai fatti, cosa che avevamo già intuito in classe a metà lettura. Sarebbe stato interessante un sequel con le avventure di Pereira una volta arrivato in Francia e, di conseguenza, con un chiarimento sulla questione stessa della sua testimonianza.