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Pereira è un uomo obeso, cardiopatico e piuttosto pigro. Redattore della pagina culturale del modesto giornale locale “Lisboa”. Si occupa di cultura e letteratura e questo gli garantisce una vita tranquilla e, soprattutto, lo esonera dal doversi interessare o dal farsi coinvolgere dalla vita reale. Il suo voler essere distante dalla “vita vera” non ha a che fare con l’essere ambiguo o il non voler prendere una posizione, ma più semplicemente ha a che fare con una profonda apatia, un torpore rispetto a ciò che lo circonda. Privo di ambizioni, Pereira è un buon cattolico, preciso e abitudinario, frequenta sempre lo stesso bar Café Orquídea, dove ogni giorno consuma limonata e omelette. Non infrange mai le regole e non ama attirare l’attenzione su di sé. Dopo la prematura morte per tisi dell’amata moglie, ogni sera, prima di dormire, si rivolge alla foto di lei e parla con lei: le racconta quello che ha fatto durante la giornata, i suoi pensieri, le sue paure. Le confessa di riflettere spesso sulla morte da quando lei lo ha lasciato e di provare interesse per questo suo pensiero ricorrente probabilmente collegato alla professione del padre, che gestiva un’agenzia di pompe funebri quando lui era un bambino. La perplessità di Pereira sulla morte si riferisce soprattutto alla resurrezione della carne, in quanto in quella dell’anima già credeva: non si capacita di come ma soprattutto perché, la carne possa un giorno risorgere.
La vicenda narrata nel libro è ambientata nella Lisbona del 1938.
Il signor Pereira lavora nella redazione del giornale locale “Lisboa” dove gli è stata affidata la pagina culturale. Un giorno, nella noia estiva, Pereira legge su una rivista un saggio filosofico sulla morte, scritto da Monteiro Rossi, un giovane neolaureato all’Università di Lisbona. Egli resta colpito dalle argomentazioni espresse nel saggio e, nello specifico, dalla frase “la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione della vita“, così contatta il ragazzo e gli propone una collaborazione per la redazione di alcuni necrologi anticipati riguardanti l’eventuale decesso di alcuni grandi scrittori del tempo. Monteiro Rossi confessa, allora, di aver copiato parte del saggio, ma Pereira ribadisce la sua proposta. I primi testi richiesti sono su Georges Bernanos o François Mauriac. Il giovane Rossi, invece, scrive il suo primo necrologio su García Lorca, facendo seguire a questo, articoli polemici su Marinetti e d’Annunzio, accusati di rapporti col regime fascista. Pereira, riconoscendo la pericolosità di quanto scritto da Monteiro e l’impossibilità a poter pubblicare quei necrologi, decide comunque di pagare, seppur di tasca sua, il lavoro fatto dal giovane conservando gli scritti. Tra Pereira e Rossi nasce un’amicizia che coinvolge anche la bellissima fidanzata del giovane, Marta, che è segretamente l’autrice dei necrologi consegnati da Monteiro. Ormai è chiaro al signor Pereira che i due ragazzi sono impegnati politicamente e non nascondono certo la rabbia per la situazione in cui versa il loro Paese. Pereira nonostante sia consapevole di aver a che fare con dei sovversivi giovani rivoluzionari, anarchici, sottovaluta le conseguenze di tutto ciò e aiuta Monteiro economicamente trovando persino un rifugio per il cugino di Rossi, Bruno, già impegnato nella causa repubblicana nella guerra civile spagnola e di passaggio in Portogallo per reclutare sostenitori. Ed è qui che il cambiamento di Pereira si sta pian piano compiendo. Un risveglio dalla sua apatia per una importante causa civile per il suo Paese. Un cambiamento concretizzatosi con una presa di coscienza interiore dell’anima, attraverso una presa di coscienza politica. Due brevi viaggi che Pereira affronta diventano decisivi per questo suo cambiamento, anche perché ormai è ossessionato dalla preoccupazione per ciò che sta accadendo. Durante il primo viaggio Pereira incontra il vecchio amico Silva, docente di letteratura all’Università di Coimbra. I due discutono circa gli ultimi avvenimenti politici europei e Pereira resta sconvolto dall’indifferenza che Silva mostra rispetto alla gravità della situazione, tanto da abbandonare frettolosamente l’amico. Quando Pereira lascia l’amico, incontra sul treno Ingeborg Delgado, tedesca di origini portoghesi, ebrea. Dopo uno scambio di pensieri e opinioni sulla situazione politica, la donna che è in attesa di ricevere il visto dall’ambasciata americana per lasciare l’Europa e fuggire negli Stati Uniti, lo sprona in considerazione della sua professione a denunciare ciò che sta succedendo in Europa.
Il secondo viaggio ha come destinazione la clinica talassoterapica di Parede. Infatti Pereira si rende conto che necessita di un ricovero a causa del suo cuore malandato e della cattiva alimentazione. Viene così affidato alle cure del dottor Cardoso amante della letteratura francese, il medico giorno dopo giorno, rimette a nuovo Pereira. I due intrattengono conversazioni non solo su argomenti clinici ma anche su libri e vicende di vita, stringendo una preziosa amicizia. Il dottore racconta a Pereira una storia: la convincente teoria della confederazione delle anime, secondo cui l’anima che non è unica e non è data da Dio, cambia continuamente e si diversifica. Così, discorso dopo discorso, Pereira comprende di dover vivere con passione le cose, di dover ragionare, sapersi indignare, alzare la testa, alzare la voce, denunciare, ed opporsi al male. Lasciare andare il passato e guardare al futuro. Adesso è davvero compiuta la sua rinascita spirituale e fisica. Rientrato, Pereira incontra Marta un’ultima volta. La ragazza è cambiata, è irriconoscibile è in pericolo, sta scappando e si sta nascondendo. Monteiro che è in viaggio col cugino, sempre alla ricerca di alleati per la causa repubblicana, dopo un po’, rientra a Lisbona. Pereira riceve la visita di Monteiro che gli appare subito visibilmente scosso, in fuga dalla polizia e che gli chiede ospitalità e di tenere in custodia alcuni passaporti falsi che porta con sé. Il giornalista lo accoglie in casa. Purtroppo però mentre il ragazzo sta riposando, i poliziotti lo raggiungono e lo picchiano fino ad ucciderlo. Così Pereira ormai convinto della brutalità e delle ingiustizie compiute dal regime di Salazar, decide di pubblicare un articolo in cui denuncia le violenze
e l’omicidio di Rossi e per la prima volta vi appone la propria firma. Riesce a far pubblicare l’articolo con la complicità del dottor Cardoso, che si finge al telefono il capo della censura.
Prima dell’uscita dell’articolo Pereira torna a casa, fa i bagagli, sceglie un passaporto francese tra quelli falsificati lasciatigli da Monteiro Rossi, prende la cartellina coi necrologi mai pubblicati e parte: direzione Francia.
Sostiene Pereira è un romanzo che attraverso il racconto del cambiamento vissuto dal signor Pereira, il protagonista, narra la storia di una Lisbona martoriata durante la dittatura opprimente di Antonio Oliveira Salazar: uno dei periodi più bui della storia del Portogallo. Questo accadeva mentre in Spagna imperversava la guerra civile e in Italia si affermava il fascismo.
Ciò che subito incuriosisce del romanzo è la frequenza con la quale lo scrittore Antonio Tabucchi menziona durante il racconto, la frase “sostiene Pereira”. Sembra infatti che Tabucchi voglia quasi “dissociarsi” da pensieri e considerazioni di Pereira, che resta comunque un personaggio di fantasia, e che lo scrittore ci tenga a voler sottolineare che il pensiero espresso dal protagonista appartenga esclusivamente a quest’ultimo.
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