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“Sostiene Pereira” è un romanzo scritto da Antonio Tabucchi che si snoda attorno al turbolento sfondo storico del Portogallo in pieno salazarismo e di una Spagna stravolta dalle guerre civili.
Il romanzo racconta la metafisica di un uomo comune, Pereira, giornalista del Lisboa, un giornalino culturale di cui il protagonista, nel particolare, cura la sezione dei necrologi: attraverso una narrazione a ritmi lenti e una minuziosa scelta di dettagli viene dipinta l’immagine di un uomo abitudinario e scialbo, legato ad un passato che non riesce a lasciare indietro, in particolare il ricordo della moglie defunta.
Se l’io di Pereira inizialmente si pone con atteggiamento di resa e accondiscendenza nei confronti di tutto ciò che avviene in sé e al di fuori, l’incontro con Monteiro Rossi, un giovane autore di origine italiana, sconvolge la sua monotona e deleteria routine: una personalità irruente, forte oppositore della politica di Salazar.
Pereira si presenta ora come un personaggio in preda ad una lenta ed impacciata lotta interiore, un io egemone che tenta di rimpossessarsi di una vita da cui fino a quel momento era fuggito.
La lettura di “Sostiene Pereira” ha scaturito in me riflessioni importanti, ad esempio che anche un uomo comune, abitudinario e indifferente possa trovare dentro di sé la forza e la volontà di resistere ed opporsi all’oppressione. Un romanzo così va vissuto, non letto, solo così possiamo dire: Sostiene Pereira.