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Sostiene Pereira è il romanzo di Antonio Tabucchi ambientato a Lisbona, in piena dittatura di Salazar.
Il protagonista, Pereira, è un uomo che non si cura particolarmente di tutto ciò che gli capita intorno: racconta indirettamente l’omicidio di un giovane da parte della polizia, ma non lo scrive nel “Lisboa”, rivista culturale di cui si occupa prevalentemente lui. Al tempo stesso, però si rende conto che qualcosa di brutto è successo ed è in evoluzione, è solo come se lui non ne fosse completamente consapevole. Questa è la storia di un uomo che dorme, e che poi si sveglia grazie alla conoscenza di un ragazzo.
Pereira è un uomo avanti con l’età, malato e solo, che non ha ancora superato il lutto per la moglie e che stenta a perdonarsi di non aver mai avuto un figlio. Lui dorme, non è cosciente di ciò che gli capita attorno, non fino in fondo, poiché non ha vissuto sulla sua pelle la perdita di un familiare per mano di chi dovrebbe fare di tutto per proteggerlo.
Ogni giornata vissuta è uguale alle altre, mangia sempre le stesse cose, compie sempre le stesse azioni, quando va al bar ordina sempre la solita limonata: è come se dormendo facesse sempre lo stesso sogno in un ciclo continuo e infinito.
La sua esistenza però gli pesa, lui stesso afferma di non sentirsi vivo, è un morto che cammina coi vivi, quasi fuori posto. Sembra che la vita gli abbia fatto un dispetto e che lo abbia condannato a stare in mezzo ai vivi, quando invece sarebbe più adeguato per lui stare tra i morti, e magari ricongiungersi con sua moglie.
Ed è nella monotonia e abitudinarietà della sua vita che entra Monteiro Rossi, ragazzo che ricorda a Pereira di se stesso quando era giovane e del figlio che non ha mai avuto e per cui soffre. Questo personaggio, che rappresenta insieme un amico e un figlio, morirà successivamente per mano della polizia Salazarista. Pereira era lì, e sentiva urla soffocate. In quel momento per la prima volta sveglia, e vede quanto di brutto c’è nella società in cui aveva sempre vissuto e non aveva mai notato. Da sveglio, da cosciente, il protagonista finalmente denuncia la dittatura, ora non ha più paura di parlare e non deve più nascondersi.
E se Pereira fosse in coma?
Lo scrittore del “Lisboa” potrebbe essere in coma e quindi sognare o vivere attraverso l’immaginazione tutto ciò che per lui è la realtà e vivere lo stesso giorno infinitamente, fino all’ingresso di un nuovo personaggio, il suo futuro amico, Monteiro Rossi.
Pereira è quindi in grado di sentire i suoni esterni che rappresentano tutto il male e la corruzione della società, ma senza concepirli appieno. Monteiro, che possiamo identificare come un altro paziente in coma,
riesce in qualche modo a comunicare, come se entrambi immaginassero o sognassero lo stesso mondo e si percepissero reciprocamente all’interno di esso. La morte del giovane potrebbe essere in realtà la scelta dei medici dell’ospedale presso cui è ricoverato di staccare la spina, mettendo così fine alla sua vita. In quel momento Pereira, contrariamente, si sveglierebbe dal coma, un coma che lo accompagnava ormai da tantissimo tempo e che era la sua normalità, abbandonata per vendicare la morte di un amico che non ce l’ha fatta e che gli ha lasciato una preziosa eredità.