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Ciò che personalmente mi è rimasto impresso del libro è proprio il carattere di Pereira che è quasi duale, nel senso che da una parte è una persona molto seria e abitudinaria ma questo tratto della sua personalità è dovuto alla sua sofferenza interiore per il suo difficile trascorso, sofferenza che Tabucchi è abile a non descrivere in maniera esplicita ma a lasciarla solamente intendere al lettore. Per questo è difficile interpretare completamente il protagonista, che se dovessi descrivere con una canzone mi verrebbe da paragonarlo a una qualsiasi descrizione di de Andrè, proprio perché, a un primo ascolto superficiale, queste potrebbero sembrare canzoni come molte altre con un ritmo sempre uguale e monotono, ma appena si fa caso al testo ci si rende conto del loro profondo significato. Se dovessi trovare una frase precisa che crea una vera e propria svolta dentro Pereira e secondo me anche dentro a tutti noi lettori è quella che recita “Dottore, la smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro”. È proprio questo ciò che il libro stesso ci invita a fare, lasciarci dietro le spalle ciò che è trascorso, nonostante sia difficile poiché l’unico modo per vivere veramente è guardare al futuro senza lasciarci abbattere.