C’è tanta differenza tra la musica di un tempo e quella di oggi, sia per quanto riguarda l’arrangiamento strumentale sia per la struttura dei testi. Partendo dagli anni ’60 e ’70, possiamo citare molti cantautori, come Fabrizio De André, Francesco De Gregori e Lucio Dalla. Le loro canzoni immortali vivono nei cuori delle persone perché i temi affrontati in esse rimangono sempre attuali, anche con il passare degli anni.
Le loro canzoni hanno significati profondi; spesso parlano di guerra o di situazioni sociali del tempo. Un esempio che calza a pennello potrebbe essere “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”, scritta da De André e contenuta nel suo primo album intitolato “Volume I”. La canzone, infatti, va oltre la narrazione di una battaglia e introduce temi importanti. La mente di Carlo è afflitta dalla tensione tra la gloria e l’onore che la guerra gli offre e il desiderio di appagare le sue bramosie amorose. Poi si giunge a un momento in cui il re vede una ragazza bionda che si bagna in una fontana e decide di scendere da cavallo; ma la donna, che si rivela essere una prostituta, lo respinge, dicendo che dovrebbe trovare altrove ciò che desidera.
De André è solito raccontare le sue storie con un linguaggio poetico ricco di metafore e rime fluide: riesce a creare immagini vivide nella mente di chi ascolta.
Andando avanti, si passa agli anni ’80 e ’90, in cui la musica americana inizia ad avere un successo globale. I generi che spopolavano di più al tempo erano il rock ‘n roll, hip hop e rap. Alcuni dei motivi di questo successo erano sicuramente le melodie orecchiabili e i ritornelli ripetitivi, che rimanevano facilmente impressi nella mente del pubblico. Alcuni esempi degli artisti più ascoltati all’epoca possono essere i Queen e i Rolling Stones per il rock ‘n roll, i Run DMC e Public Enemy per il rap e l’ hip hop.
In questi anni cambia anche il modo di ascoltare la musica perché, per fare solo un esempio, viene introdotto il walkman, grazie al quale si poteva ascoltare la musica ovunque, portando con sé solo un cassetta e delle cuffie. Da questo momento in poi si inizia ad ascoltare meno musica dai vinili o dai CD, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui la musica si ascolta quasi esclusivamente dal telefono.
Dagli anni 2000 si può affermare che inizia un po’ il declino, soprattutto dei testi musicali. I ragazzi cominciano ad interessarsi alla musica verso i 13/14 anni, orientandosi verso quella commerciale e più pubblicizzata, entrando poi in contatto con “nuove tendenze”. Molti ascoltano musica solo per divertimento o sfogo, senza soffermarsi troppo sui significati. Peccato che spesso questa musica sia piena di violenza e volgarità, che dà ai giovani un’idea distorta e quasi malata della società. Questo rappresenta un grave problema perché i testi musicali, anziché migliorare la propria qualità, peggiorano inesorabilmente.
Alcuni artisti italiani maggiormente ascoltati dagli adolescenti di oggi sono Sfera Ebbasta, Tedua e Shiva. I loro testi sono caratterizzati da frasi ripetitive, semplici a banali, facendo perdere in chi ascolta il gusto di immergersi e di trovare se stesso all’interno dei brani. Ovviamente non è tutto così: ci sono nuovi artisti che riescono a rendere la loro musica vera e propria arte. Uno di loro può essere sicuramente Nayt, che spesso parla di amori non corrisposti e di cuori infanti con alcuni dei suoi pezzi più famosi come “Se ne va” e “Poter scegliere”; oppure Lucio Corsi, con “Cosa faremo da grandi?” e “Situazione complicata”.
Sono solo due esempi, ma molti altri artisti stanno riportando la musica sulla buona strada. Qual è, secondo voi, lo scopo di una canzone? Trovare se stessi, vivendo le proprie emozioni tra le righe dei testi? Sentirsi veramente “capiti”da alcuni artisti, quasi come se vivessero dentro di noi?
Secondo noi sì. Ed è questa la strada che la vera musica dovrebbe perseguire.