Cronache, Salone del Libro 2024

“Noi due ci apparteniamo” di Roberto Saviano


Angela Ballani e Abramo Zampini

Liceo Ludovico Ariosto - Ferrara

Storie di uomini che superano ogni limite, di amore, di tradimento e di regole all’interno delle organizzazioni criminali. Questo ci racconta Roberto Saviano, autore del libro Noi due ci apparteniamo (Fuori Scena), sabato 11 maggio, durante la XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Lo scrittore, dialogando con il giornalista e direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, ha rivelato che la vera condizione che un membro della criminalità organizzata applica per manipolare al meglio i propri sottoposti è quella del controllo dei corpi, in particolar modo delle emozioni.

La nota peculiare di questo libro è il lavoro di minuziosa analisi dei più influenti boss mafiosi condotta da Saviano. L’inchiesta ha evidenziato che Messina Denaro, tra gli altri, si caratterizza per le sue “qualità da re”; in realtà, però, egli non voleva essere un capo, è stato costretto ad incarnare questa funzione. Aveva l’intenzione di fare la stessa fine del padre, morendo da latitante, poichè il mondo è un posto putrido, dove tutti sono in guerra contro tutti.

Tutto quello su cui non si deve assolutamente scherzare nelle organizzazioni criminali per non perdere potere, e che l’autore tiene particolarmente a precisare, sono il sesso e l’amore. Un vero capo è affidabile se si concede a queste passioni con un approccio che garantisca il dominio del proprio corpo e il controllo delle proprie emozioni.

Ma com’è possibile che persone così spietate si perdano in un bicchier d’acqua?

Il vero dilemma non è il modo in cui i boss si fanno scoprire, ma come mai corpi così abituati all’orrore, possano provare sentimenti e trovare un momento di pace. Innamorarsi è nella cultura mafiosa sempre sinonimo di criminalità  e di una maggiore esposizione verso l’aggressione.

Così ha scritto Machiavelli nel Principe: se ti lasci dominare dalla bontà sarai vulnerabile, comportati secondo rettitudine, ma usa l’inganno. E’ sempre meglio essere temuti, che amati perché l’amore potrebbe cessare, mentre l’odio no. 

Saviano ha concluso l’incontro concordando con il pensiero politico-filosofico dello scrittore fiorentino e aggiungendo però che molto spesso l’amore non può essere sottoposto alle regole del potere.

 

 

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