“Tutto ciò che leggete è stato scritto sotto l’effetto di alcool e droga”: inizia così l’incontro con l’autrice argentina Camila Sosa Villada, arrivata per la prima volta in Italia per la presentazione dei suoi due romanzi “Le cattive” e “Sono una pazza a volere te”.
Le sue protagoniste, delle travestite, sono personaggi in grado di rompere la lettura tradizionale, suscitare sensazioni di disagio e creare un’effervescenza che riesce a coinvolgere un vasto pubblico, ormai “stanco delle solite storie eterosessuali che non hanno più nulla da raccontare”.
La sua scrittura audace si nutre dell’osservazione e dell’ascolto, offrendo una prospettiva cruda e autentica della realtà, e rievocando spesso immagini dolorose, nate dalla sofferenza provata dalla scrittrice stessa. Camila ha infatti raccontato molto di sé all’interno dei libri che presentano un unico fil rouge: la capacità, nel bene e nel male, di vedere un po’ di poesia anche nell’orrore.
Per lei il linguaggio è una maledizione, ma allo stesso tempo uno strumento potente e pericoloso, se manipolato – come spesso accade – dai politici. Un esempio lampante è l’Argentina, paese all’avanguardia nei diritti delle persone transgender che in seguito alle ultime elezioni è ripiombato nella cappa di discriminazione e violenza da cui si era liberata. “La vita è come una continua lotta, nessun diritto si conquista per sempre e dobbiamo lottare costantemente per guadagnare un posto nel mondo” conclude l’autrice “ora le lesbiche, gli omosessuali, i travestiti, le persone di colore, i disabili sanno che questo mondo appartiene anche a loro”.