“Il cambiamento climatico è un qualcosa di totalmente naturale in situazioni straordinarie”. Questo afferma lo scrittore e giornalista John Vaillant durante la presentazione del suo ultimo libro L’età del fuoco. Una storia vera da un mondo sempre più caldo (Iperborea, 2024), tenutasi oggi, sabato 5 ottobre, in occasione del Festival di Internazionale di Ferrara.
Il saggio racconta l’incendio che nel 2016 ha colpito Fort McMurray in Alberta, Canada, colonia petrolifera situata nella foresta boreale. Poiché è comune il fenomeno degli incendi boschivi, utili alle piante per rigenerarsi e superare il rigido clima nordico, la foresta è soprannominata phoenix, “fenice”.
Tuttavia, il 3 maggio del 2016 l’incendio ha raggiunto dimensioni devastanti e l’umidità è aumentata del 12%, raggiungendo parametri normali soltanto nella Death Valley a luglio. Nessuno ha dato importanza all’evento per poter continuare a sfruttare i giacimenti di petrolio del luogo, ma poco dopo la popolazione si è trovata ad affrontare il “mostro” che aveva sempre ignorato e relegato nella foresta: il fuoco era entrato in città con fiamme alte quasi dieci metri.
John Vaillant sostiene l’importanza di raccontare il cambiamento climatico non solo dal punto di vista scientifico, ma anche, e soprattutto, da quello delle persone comuni, raccontandone le esperienze.
Il libro si presenta come un “annuncio di pubblico servizio”: il fuoco sta ottenendo sempre più potere. Anche se lontano, a causa delle alte temperature, esso brucia ogni cosa rilasciando nubi che circondano le città.
“L’uomo crede e ragiona solo in base a ciò che conosce”. Tuttavia, il cambiamento climatico è un’assoluta novità e l’umanità non riesce a pensare a soluzioni efficaci per contrastarlo. Se non si riuscirà a prevenire e curare questo problema, “la fantascienza diventerà la nostra guida”.