Laboratorio, Oltre la notizia

L’economia delle guerre


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Le regole degli scacchi applicate dai Paesi bellici 

L’economia delle guerre si basa fondamentalmente sugli squilibri finanziari e sulle misure e strategie di politica economica, che vengono adottate dagli Stati coinvolti direttamente e indirettamente nel conflitto. Questo significa che è incentivata dalla riorganizzazione industriale, che un Paese applica per assicurare che lo sforzo bellico sia sostenuto da una capacità produttiva solida. Di conseguenza, i Paesi che sfruttano al meglio questa economia durante un conflitto, ne escono rafforzati (un esempio sono gli Stati Uniti e il Giappone alla fine della seconda guerra mondiale). Tra le conseguenze più drastiche ci sono sicuramente la diminuzione del PIL e l’aumento dell’inflazione. Un pò come gli scacchi quindi, gli Stati coinvolti in una guerra sfruttano l’indebolimento economico, anche momentaneo, dei loro avversari per “colpirli”, costringendo questi ultimi ad inasprire e debilitare il popolo stesso, come per esempio nell’aumento delle tasse per sostenere la spesa bellica, provocando lo scontento della popolazione. Ovviamente però, come detto precedentemente, gli Stati coinvolti nel conflitto non sono solo quelli che combattono, perché anche l’economia di altri Paesi può essere minacciata. Un esempio per l’Italia sono le navi che passano per il canale di Suez (tra l’Africa e il Medio Oriente) che vengono assaltate da truppe dell’Iran, nemico giurato degli Israeliani, provocando un rallentamento del transito e negli scambi con il Medio Oriente, ma soprattutto un aumento dei costi di sorveglianza che vengono messi in atto per assicurare la salvaguardia delle imbarcazioni. Una delle ragioni per la quale scoppiano le guerre è l’economia. Un esempio lampante è la causa che ha contribuito allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Si era infatti scatenata una gara economica e commerciale tra le industrie più grandi e potenti, che ricavavano molti profitti dalla costruzione di navi e la produzione di armi.
La guerra è qualcosa di pericoloso, di ingiusto, di immorale. Il solo pensiero che dietro a tutto questo si nasconde un’avidità esagerata, un circolo di denaro enorme è davvero agghiacciante. La cosa più grave però, è che noi, nonostante tutto, non facciamo nulla, o quasi, per poter fermare ciò che avviene e non ci rendiamo conto che in realtà tutto quello che accade è a nostro sfavore. Un semplice esempio potrebbero essere le industrie: si pagano gli operai per costruire armi, questi, spendono più soldi per comprare beni di prima necessità a causa dell’inflazione, una delle conseguenze che comporta la guerra, quindi una domanda sorge spontanea: chi è che davvero ci guadagna in queste guerre?

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