Giovedì 9 maggio 2024 si è tenuto, in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino, il dialogo fra Melania G. Mazzucco e Monica Bonvicini, primo di una serie di quattro incontri volti a portare l’arte contemporanea all’interno dell’evento culturale.
L’obiettivo dichiarato dalla scrittrice Mazzucco, la cui bibliografia vanta numerosi testi concernenti l’arte, è quello di sdoganare il classico approccio all’arte contemporanea, da molti osservata con scetticismo e apostrofata come: “potevo farlo io”.
La scelta di inaugurare questi incontri con Bonvicini è dovuta a numerose ragioni, su tutte il forte legame con Venezia e uno dei suoi più grandi artisti, Tintoretto, che accomuna le due personalità. Per l’appunto il primo incontro fra le due è avvenuto proprio di fronte a La presentazione di Maria al tempio, in cui, fra tutte le sfaccettature dell’opera, il dettaglio che è maggiormente emerso è quello delle scale: questo elemento sia nel contesto religioso, sia nell’ambito pop italiano simboleggia lo scendere e l’ascendere, esprimendo un’idea di avvicinamento.
Altro simbolo chiave della conversazione è stato ricavato dall’interpretazione di uno dei lavori di Bonvicini, l’installazione Plastered. Tale opera consiste in un pavimento di cartongesso grigio da pareti, il quale, qualora venga calpestato in determinati punti, non sorretti dal polistirolo si guasta, bucandosi. L’artista ha rilevato come, non appena gli spettatori apprendevano di non camminare su un terreno sicuro, mutavano repentinamente atteggiamento, timorosi di poter arrecare danno all’opera. L’instabilità della suddetta installazione rimanda all’incertezza che caratterizza la decifrazione dell’arte contemporanea: in cui non vi è un suolo predefinito da seguire, bensì una strada che ciascun osservatore determina da sé.
Infine, è possibile asserire, che questo approccio all’arte contemporanea al Salone Internazionale del Libro ha saputo, tramite innumerevoli spunti di riflessione, infondere negli spettatori una sentimento alternativo nei confronti di quest’ultima, che diventa una porta di cui dispongono, insieme all’artista, delle chiavi.