“Dobbiamo muoverci”: con queste parole Luca Ferraro e Elisabetta Caselli, docenti presso l’Università di Ferrara, denunciano l’attuale problema dell’antibiotico resistenza durante l’incontro tenutosi il primo giorno del Festival di Internazionale a Ferrara.
Con antibiotico resistenza si intende il momento in cui i batteri non sono più sensibili ad un terapia batterica. Se ne possono distinguere due tipi: la resistenza intrinseca, che i microbi hanno naturalmente e quindi non ci preoccupa, e la resistenza acquisita che viene sviluppata nel tempo.
Ma come si è sviluppata questa resistenza? Il professor Ferraro spiega che alcuni batteri nascono, a causa di una deformazione genetica, già resistenti ad un antibiotico. Essi si replicano e si diffondono trasferendo la resistenza anche ad altri ceppi dello stesso batterio. Quindi quando l’antibiotico entra in contatto con un microbo viene subito rigettato risultando inefficace.
I Superbug sono microrganismi che sopravvivono a molti tipi diversi di antibiotico; questo fenomeno viene chiamato multi resistenza. È un grandissimo problema sanitario poiché pochi antibiotici sono effettivamente efficaci. Questo ha causato 1,27 milioni di decessi nel 2019.
Elisabetta Caselli si è concentrata, invece, sul concetto di “one health”, secondo cui l’uomo e l’ambiente sono interconnessi quindi bisogna occuparsi di entrambi e non solo della salute dell’uomo. La professoressa Caselli ha parlato di un metodo utilizzato per combattere i microbi cattivi sostituendoli con quelli buoni. Questo processo si chiama PCHS (Probiotic Cleaning Hygiene System) ed è essenzialmente un detergente ecologico a base di probiotici; grazie a ciò sono stati registrati dei cali dei patogeni.
Nonostante sia un grosso problema si stanno individuando delle soluzioni per tentare di risolverlo.