Agricoltura, logistica e ristorazione sono campi in cui è ampiamente attuata la politica dello sfruttamento. In questi settori regna un sistema lavorativo perverso che opera a danno della collettività. Questo il tema centrale dell’incontro Capitale umano di domenica 2 ottobre a Internazionale.
Nel settore agricolo le forme più conosciute sono il caporalato e il lavoro in nero, fenomeni trasversali che non riguardano solo migranti, anche se questa è un’opinione ampiamente diffusa, ma anche italiani. Non sono solo queste singole realtà a rappresentare la più ampia problematica dello sfruttamento agricolo. La maggior parte della manodopera viene impiegata all’interno delle fabbriche e dei magazzini, nascosti al mondo esterno, al sicuro da sguardi indiscreti. Sono migliaia le persone che vengono sfruttate dal lavoro grigio: una politica lavorativa che viola il massimo degli orari straordinari stabiliti dalla legge, ore che non sempre vengono retribuite, e che usa il sottosalario come mezzo principale di sfruttamento.
In molti casi i lavoratori fanno di tutto per avere il reddito di disoccupazione agricola che rappresenta l’unica possibilità di avere un’entrata che loro consenta di sopravvivere. Per questo chiedono alle aziende in cui lavorano di non segnare oltre le 180 ore lavorative per renderli idonei ai criteri che stabiliscono a chi concedere il sostegno economico.
Angelo Mastreda analizza la situazione dei lavoratori della logistica: sono quelli che si occupano di trasporto delle merci, un settore che è nato durante le guerre per sostenere gli sforzi bellici. In questo settore opera anche chi fa consegne a domicilio: lavorando in un luogo che comprende la città intera vivono una situazione di pericolo che non sempre vale la retribuzione.
I migranti non sono quasi mai consapevoli della loro situazione di sfruttamento, venendo da realtà in cui il salario è addirittura più basso, in cui non esistono sindacati e non sospettano di essere vittime di un tale sfruttamento. Per questo ci sono associazioni come la Cidas di Anna Viola Toller che si impegnano quotidianamente per portare consapevolezza a queste persone.
Il problema non è però solo l’azienda che sfrutta, ma anche il sistema che lo permette: su un milione circa di aziende agricole sono solo cinquemila gli ispettori lavorativi. Viviamo in un mondo ormai capitalista, che mette il prodotto davanti alla persona; il prezzo della merce non lo sceglie più l’azienda, ma i singoli supermercati che giocano al ribasso facendo pagare la loro avarizia ai lavoratori. L’associazione Nocap di Yvan Sagnet non accetta questa politica e si impegna per far valere i diritti dei lavoratori, anteponendo il dipendente al profitto.