“La guerra è un dubbio”: così Francesca Mannocchi propone di presentare la guerra ai bambini ed ai ragazzi attraverso il suo libro Lo sguardo oltre il confine (De Agostini). L’incontro, moderato da Simonetta Sciandivasci, si è svolto durante la giornata del 20 maggio alla trentacinquesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino.
La giornalista comincia questa conferenza spiegando il perché di un pubblico destinatario così giovane: i ragazzi di oggi, a differenza di quelli delle generazioni precedenti, “prendono le piazze con consapevolezza”, come avviene durante le proteste sul cambiamento climatico: è quindi “bello parlare con questa generazione” perché si possono trovare da loro molte risposte. Inoltre è importante mettere a disposizione di bambini e ragazzi gli strumenti per conoscere e comprendere ciò che sta accadendo in questo periodo, soprattutto perché la scuola si ferma alla Storia di metà del secolo scorso. I giovani, aggiunge, sono più propensi a cambiare pensiero rispetto agli adulti: hanno una “mente elastica” e capacità di ascolto superiori. Scrivere ai bambini è un’occasione per ricordare anche agli adulti che la guerra è incertezza. Da qui l’importanza della parola, intesa come l’unico strumento che abbiamo per instillare il dubbio nelle persone all’interno di contesti difficili come quello della guerra.
Il lavoro del giornalista è impegnativo anche perché il suo scopo non è quello di aiutare le persone che stanno patendo, ma di portare alla luce questa sofferenza al pubblico, perché se il giornalista aiutasse solo, il pubblico non vedrebbe ciò a cui il reporter ha assistito. Non è cinismo, ma “io non sono lì, purtroppo, come operatrice umanitaria”, ricorda la Mannocchi.
Un altro tema trattato è stato quello dell’importanza del civile come testimone delle atrocità della guerra. La biografia dei civili, afferma, è utile quando diventa “specchio del conflitto”, altrimenti è solo uno stereotipo, come l’immagine della madre straziata che piange sulla bara del figlio. In piena guerra, inoltre, le persone sono solitamente disposte a scavare nel proprio dolore e a consegnarlo nelle mani di sconosciuti. Questo è ciò che cercano i giornalisti, perché si tratta di emotività autentica, che diventa successivamente memoria, in quanto i civili si abituano ad una vita in tempo di guerra e diventano diffidenti nei confronti dei giornalisti.
Nell’ultimo periodo, le conversazioni sono spesso incentrate sul tema della Ucraina, ma si dimentica chela guerra è presente anche in altre parti del mondo. Perché ci concentriamo solo su ciò che reputiamo vicino a noi? La giornalista risponde dichiarando che consideriamo lontano ciò che sembra non riguardarci e che possediamo un istinto che ci porta ad aiutare chi ci somiglia. Il fatto è che situazioni come quelle che il cambiamento climatico sta creando in Bangladesh, riguardano anche l’Europa; siamo solo troppo ciechi per accorgercene. Con il suo libro, Francesca Mannocchi vuole proprio portare i bambini e i ragazzi a osservare che cosa succede oltre quel confine che noi abbiamo creato.