LA CITTA’ DEL FUTURO
Nel pomeriggio di sabato 17 aprile, Internazionale ha ospitato l’incontro dal titolo La città del futuro; vi hanno preso parte Francesca Bria, presidente del Fondo Nazionale Innovazione, Michele De Lucchi, architetto e designer, e Caterina Sarfatti, direttrice di C40 Cities.
La conferenza ha trattato il tema della città in una visione futuristica post-pandemica nella quale l’ambiente urbano, dove risiede la maggior parte della popolazione, dovrà mutare per diventare veramente sostenibile pur corrispondendo alle necessità dei cittadini.
Il modello attuale di città infatti non è più sostenibile. Questo è dovuto a tre grandi crisi che il mondo sta affrontando: la crisi economica e sociale delle disuguaglianze, quella ambientale e climatica, e quella sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19. Tali cambiamenti radicali possono essere moderati con un soluzionismo tecnologico, una serie di esperimenti sostenibili e democratici dati dalla collaborazione necessaria fra intelligenza collettiva e infrastrutture tecnologiche.
Ma ha senso immaginare queste soluzioni apparentemente utopiche? La domanda sembra conseguente alla situazione attuale, ma è necessario chiarire che tali utopie devono essere considerate ed elaborate paradossalmente come pragmatiche. Queste idee visionarie trascinano tante ricerche ed esplorazioni che altrimenti non verrebbero effettuate e che è necessario realizzare perché ne va della nostra esistenza su questo pianeta.
Per conseguire questi obbiettivi occorre attuare un cambiamento radicale di prospettiva rendendo questa ideologia desiderabile e fruibile a tutti. È fondamentale una transizione ecologica che preveda disposizioni quali, ad esempio, l’abbandono dell’uso quotidiano della macchina, la limitazione del consumo di prodotti di origine animale, in particolare della carne i cui allevamenti intensivi costituiscono una delle maggiori fonti di inquinamento, e, non ultimo, il rivoluzionamento dei metodi di produzione e distribuzione dell’energia.
Questa transizione però non può essere rivolta esclusivamente a coloro che possiedono maggiore possibilità economica, perché non può trasformarsi in una ulteriore aggravante della crisi sociale già in atto. In questa prospettiva è inderogabile una collaborazione tra il pubblico e il privato: i sindaci devono mostrarsi predisposti al dialogo con i cittadini affinché la cooperazione fra i due enti sia proficua.
In conclusione, citando una frase emblematica del dottor De Lucchi, “l’unica alternativa ad una città è una città migliore”.