«La semplicità non è un punto di partenza, è un punto d’arrivo» con questa citazione di Giuseppe Pontiggia è introdotto l’ultimo libro di Sylvain Prudhomme, Vite di passaggio, edito da Libri 66 e presentato oggi in anteprima a Vita SuperNova.
Al centro della vicenda il protagonista Sasha, scrittore quarantenne, e un autostoppista senza nome, entrambi frutto di una vena autobiografica. Come ci racconta l’autore, egli stesso ha praticato l’autostop in gioventù, entrando in contatto con persone dalle vite molto diverse, ma tutte accomunate dalla fiducia che riponevano in lui. «Questo è stato il primo momento fondante del mio libro» dichiara.
Proudhomme spiega che questo è il primo libro che scrive in prima persona: una tecnica che, secondo lui, crea ambiguità fra ciò che è finzione e ciò che è ispirato alla vita dell’autore ed è affascinante per lui tanto quanto per i suoi lettori. Altra caratteristica peculiare sono i personaggi: enigmatici, che vivono al limite della realtà, essi non sono mai davvero inseriti in una vicenda di vita completa, ma appena accennata.
«La scrittura è una sorta di dominio del tempo». Ciò che l’autore confessa di amare della propria professione è questo: giocare col tempo, dilatarlo e poi contrarlo per creare una carica emotiva, seguendo il ritmo degli eventi. «È il miglior modo per riposarsi mentre tutto scorre».
La semplicità, infine, è la ricerca ultima di Proudhomme, ponendo la sua opera fra quel genere di libri in cui la storia scivola sotto gli occhi, ma senza banalizzazione o semplificazioni.