Cronache, Salone del Libro 2024

Il potere della lingua


Sara Ghelfi e Whitney Mbalisike

Liceo Ludovico Ariosto - Ferrara

Lingua, patria, letteratura e futuro: queste sono le parole chiave che hanno caratterizzato l’incontro con l’autore iracheno Usama Al Shahmani, intervistato da Nadeesha Uyangoda giovedì 9 maggio al Salone del Libro di Torino, riguardante la sua ultima pubblicazione Quando migrano gli uccelli sanno dove andare (Marcos y Marcos, 2024). 

Il romanzo tratta della storia del giovane Dafer, che si ritrova costretto a fuggire dalla sua famiglia e dall’Iraq a causa dell’oppressione del regime in vigore. Il protagonista affronta un viaggio tortuoso attraverso diversi paesi, proprio come gli uccelli migratori; l’unica differenza sta nel fatto che lui non sa dove andare. Si rifugia in Svizzera e qui impara il tedesco, trova lavoro e si crea una nuova famiglia. Nel frattempo continua a persistere in lui il ricordo della patria nella quale è cresciuto e  il ricordo della quale è spesso insopportabile per via dei sentimenti, delle usanze e dell’arabo, la prima lingua che lui abbia mai parlato. 

L’autore si è soffermato in particolare su che cosa prova Dafer ritornando in patria, dove nulla è più come prima. Infatti, dopo essere fuggito, il mondo non si è fermato, anzi è andato avanti e si è evoluto; vero è che il ritorno viene definito come una vera e propria illusione poiché è improbabile che lui possa ritrovare le vecchie abitudini e i luoghi che era solito frequentare.

“La lingua divide, non sempre unisce”, ha affermato Al Shahmani, proprio perché quando una parola viene tradotta da una lingua a un’altra spesso viene a mancare la riflessione sulla storia passata che c’è dietro a quella parola e quindi non viene trasmesso tutto il suo valore. Il linguaggio ha infatti il potere di indicare la propria provenienza, ma allo stesso tempo crea un’altra dimensione e aiuta a fuggire, in quanto impararne uno nuovo significa aprire un ponte verso il futuro. 

Dafer e lo scrittore che l’ha ideato hanno tanti aspetti in comune, tuttavia il più importante è che sono riusciti a trovare rifugio in una lingua che non è la loro e si sono lasciati alle spalle gli orrori di una guerra che ha devastato una giovinezza. 

 

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