Tra gli ospiti d’onore della prima giornata del Salone, Vera Gheno intervista Màrcia Angelita Tiburi, autrice brasiliana del libro Il contrario della solitudine pubblicato da Effequ editore.
La scrittrice, filosofa, femminista, attivista e artista, si è dovuta traferire dal Brasile a Parigi a causa delle minacce di morte e del pericolo che correva nel suo Paese d’origine come rivoluzionaria antipatriarcale. Tiburi ha spiegato come lei sia stata una delle prime attiviste in Brasile a combattere per la parità di genere e di come il femminismo faccia paura a un patriarcato fascista come quello di Bolsonaro.
“A sedici anni, ho parlato durante un programma televisivo di femminismo ed era una novità per l’epoca. Sono stata forse la prima donna in Brasile a definirsi femminista in televisione.”
La lotta femminista contro il patriarcato si traduce anche in una lotta contro i femminicidi. Il problema del femminicidio è innanzitutto sistemico, poiché nasce dall’oggettificazione del corpo femminile. Infatti, in Brasile ogni giorno vengono uccise circa cinque donne e, a seguito della strage avvenuta durante le festività natalizie del 2020, è nato un gruppo femminista contro il femminicidio in continua crescita.
Il femminismo funge da decostruzione etica, politica e sociale di una struttura patriarcale che definisce e impone le regole e, per questo, è l’antidoto perfetto contro la pura violenza del governo di Bolsonaro.