Siamo giunti alla quarta serata di Dedica Festival 2025: oggetto di analisi e riflessione è stato “Il Corvo”, romanzo di Kader Abdolah, presentato in chiave teatrale dall’attore Giuseppe Caderna e i musicisti Pino e Flavio Cangialosi.
“Devo ammettere di essere l’autore del libro che avete appena preso in mano, ma il mio nome è fittizio. È il modo in cui ho cercato di tenere separati lo scrittore e il sensale di caffè”.
Sono queste le parole con cui Kader Abdolah apre il suo romanzo “Il Corvo”, prendendo le distanze da un mestiere in cui non si riconosce: è un lavoro che non si addice alla casa che ha lasciato, che non legittima la fatica dell’esilio, che non rende giustizia ai suoi compagni martiri della libertà.
Il nome scelto per il protagonista è Refid Foaq: di origini persiane, sogna da quando ha 15 anni di diventare scrittore come il suo bisnonno, di cui tiene ancora il ritratto sopra il letto. La propensione allo studio non esclude l’impegno politico: membro attivo della lotta contro il regime dello scià e poi degli ayatollah, scrive su un giornale clandestino e pubblica sotto uno pseudonimo i suoi primi due libri. Ma la paura di un imminente arresto si fa sentire e così Refid è costretto alla fuga in Olanda. Diventa quindi testimone di quella condizione di solitudine e impotenza vissuta dai migranti, un futuro incerto nelle mani di un trafficante, l’aria che manca dentro al furgone, poi il caos al centro di accoglienza e l’attesa infinita per il permesso di soggiorno. La svolta alla monotonia delle giornate è data dall’inizio delle lezioni di olandese, che si rivelerà essere la via della sua rinascita come poeta.
Dagli insegnamenti persiani, nel romanzo viene sottolineata l’importanza dell’immaginazione: “Gli antichi maestri sostengono che Dio ha lasciato un frammento di sé nell’uomo quando l’ha creato. Gli ha donato una delle sue prerogative più potenti: la forza dell’immaginazione. […] L’importante è sapere come e dove lo vuoi avere. Tutto deve in primo luogo succedere qui dentro. […] Nella tua testa.” Per anni quindi si aggrappa a una immagine che lo spinge a sopportare i sacrifici: la regina che legge il suo libro e gli fa visita personalmente per congratularsi.
Ma Refid Foaq non è il solo protagonista. Ovunque lui vada, c’è un corvo ad osservarlo: custode della millenaria tradizione persiana, porta il patrimonio culturale del rifugiato nella sua nuova vita in Europa.
Eugenia Roselli della Rovere, Margherita Lo Giudice, Liceo M. Grigoletti, Pordenone