Com’è la vita di un’immigrata di seconda generazione in Italia nel XXI secolo?
Di questo ha parlato Anna Maria Gehnyei, autrice de “Il corpo nero” (Fandango libri, 2023), insieme ai ragazzi del Liceo Artistico Dosso Dossi nell’incontro svoltosi nella suggestiva cornice di Palazzo Naselli Crispi il 30 settembre 2023 per il Festival di Internazionale di Ferrara.
L’autrice, nata a Roma da genitori liberiani immigrati in Italia, è stata sin da piccola vittima di discriminazioni causate dal colore della sua pelle. “Attraverso la danza riuscivo a liberarmi da questa rabbia e frustrazione, e così anche per la musica”: per dare sfogo al suo dispiacere e inappagamento, causati proprio dal modo in cui veniva trattata dalla società, ha sempre fatto ricorso a mezzi espressivi come la danza e la musica, e per ultima la scrittura che, a differenza degli altri due, riesce facilmente a raggiungere le persone, soprattutto i ragazzi, futuro di questa società. Il rapporto della Gehnyei con la musica è dovuto anche al suo legame col padre: ha avuto un’infanzia difficile, caratterizzata dalle continue guerre civili in Liberia, che lo ha portato a tacere di fronte alle continue domande della figlia riguardo a quel periodo. Per questo la musica, che gli ricordava i suoni del suo villaggio, costituiva un mezzo di comunicazione con Anna Maria, che si è dimostrato molto più eloquente di qualsiasi altro discorso. La scrittrice sottolinea più volte l’importanza non soltanto della parola, che in Occidente è carica di significato, ma anche del silenzio, che l’ha aiutata nel suo rapporto con il padre.
Il tema della musica è molto presente nella famiglia della scrittrice: la Gehnyei ha una sorella, Comfort, che ha vissuto per molto tempo con la nonna materna in Liberia mentre i suoi genitori erano in Italia con lei e la sua gemella. Il distacco, dovuto alle continue guerre, ha causato la perdita dei contatti tra la sorella Comfort e la sua famiglia per diversi anni, fin quando la madre è riuscita a raggiungerla, ricongiungendosi con lei. Comfort non ha parlato a lungo di quanto vissuto durante la guerra civile, soltanto nell’ultimo periodo ha iniziato a raccontare alcune vicende; in particolare Comfort ha raccontato che nel momento prima di morire la nonna ha detto di sentire la stessa musica amata anche da suo padre.
La scrittrice sostiene che per far politica non è necessario essere all’interno di un partito, ma la si può fare tutti i giorni scrivendo e scrivendo, pur ammettendo che il suo obiettivo è parlare con le nuove generazioni, non entrare in politica. Per quanto la vita dell’autrice non sia stata semplice, lei non si è mai persa d’animo, ha sempre creduto che il suo destino fosse scritto da prima che nascesse, ed è felice di quanto le è successo, perché la sua storia l’ha portata a diventare la persona che è ora.
Il libro è impregnato di sofferenza, ma non mancano momenti di grande felicità, come dice lei stessa: “I miei antenati hanno sofferto, ora è arrivato il momento di gioire”; è arrivato il momento di perdonare tutte le persone che hanno avuto atteggiamenti razzisti nei suoi confronti, per questo il libro è dedicato anche a chi l’ha fatta soffrire. Bisogna perdonare gli altri “per se stessi”, dice la Gehnyei, per quanto possa sembrare difficile, perché questo gesto libera dalla rabbia e dal rancore che, se tenuti dentro di sé, finiscono per distruggere.
Anna Maria Gehnyei inoltre afferma di essersi sentita molto privilegiata nel momento in cui ha ricevuto una borsa di studio per la sua Università. Addirittura voleva abbandonare gli studi, non sentendosi degna e meritevole della ricompensa. Tuttavia la preside della sua Università l’ha portata a ragionare sul fatto che per raggiungere il suo sogno, quello di aprire più scuole possibili in Africa, era necessario accettare tutto ciò che la vita le avrebbe offerto, e affrontare tutto con grande impegno e dedizione.
Non sono purtroppo mancati commenti negativi in seguito alla pubblicazione del libro della Gehnyei, tuttavia l’autrice ha imparato nel corso della sua vita che non bisogna lasciarsi abbattere dalle difficoltà, bisogna affrontarle a testa alta, e soprattutto non bisogna avere paura.
Con questa esortazione al pubblico presente, si è concluso il commovente incontro, che lascerà un segno dentro a tutti coloro che vi hanno assistito.