“Il dono più grande per il nostro futuro è un legame con il nostro passato”.
Sono queste le parole che ci accompagnano durante il viaggio che facciamo con il nostro protagonista Sultan Farahagi, regista iraniano, che ci porta a riavvolgere il nastro delle sue esperienze fino agli albori della sua esistenza.
Kader Abdolah, autore del libro “Il sentiero delle babbucce gialle”, ci porta a esplorare il mondo delle piantagioni di zafferano, fino a spingerci all’Olanda, in un percorso molto simile a quello fatto nella sua gioventù. Infatti, Abdolah si è trovato in prima persona a dover fuggire dal suo Paese natale a causa delle persecuzioni.
Nonostante abbia dovuto subire il controllo di due regimi totalitari (la Sha e quello religioso), è figlio della Persia, della sua poesia e della sua arte, e le sue opere rispecchiano i frammenti della sua storia, in un intreccio di prosa e poesia.
Nemmeno l’ambientazione è casuale, rievoca l’infanzia dello scrittore, che è cresciuto con un padre sordo-muto che lavorava come bracciante nelle piantagioni di zafferano.
Il titolo invece, spiega l’autore, deriva dal gesto paterno di pulire le scarpe della consorte per dimostrarle il suo affetto. Sulle calzature rimaneva sempre uno strato di polvere gialla derivata dai fiori, che si è trasformata in un simbolo di affetto per lo scrittore e in un regalo ai lettori.
La figura paterna è particolarmente presente nel cuore di Abdolah, che capisce come la sua sia stata una figura importante nella vita del genitore, che sognava di avere un figlio forte e dagli occhi brillanti.
Per concludere la conferenza, l’autore spiega come lui scriva e si muova anche al posto di tanti altri autori che non possono farlo a causa della censura di stampa: molti scrittori iraniani vengono infatti uccisi o imprigionati perché lottano con una penna per la libertà.
Invita anche i giovani ad allontanarsi dalle loro case per affrontare nuovi scenari, conoscere nuove persone, tradizioni, cibi e assorbire culture sconosciute, per poter rendersi conto della bellezza della propria stessa cultura.
Eva Laura Giacomello, Giulia Zanetti, Liceo M. Grigoletti, PN