Cronache, Internazionale a Ferrara 2025

Cura o veleno: le sostanze psichedeliche in terapia


Gabriele Abu Kana, Fabio Fresia

Liceo L.Arisoto - Ferrara

Esplorare gli orizzonti di cura, sorprendentemente vasti per i non esperti, delle sostanze psichedeliche non è sicuramente un viaggio confortevole, forse si dovrebbe parlare di una vera e propria odissea. “Il bosco fiorito” (AnimaMundi Editori, 2023), presentato dall’autrice Letizia Renzini nel dialogo con il copyeditor Pierfrancesco Romano al Festival di Internazionale nel pomeriggio di sabato 4 ottobre, rappresenta una guida nei meandri della psichedelia, ancor più grazie alla seconda edizione del 2025 che integra nelle proprie pagine una brillante intervista al fondatore dell’associazione no-profit sanitaria americana MAPS (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies), Rick Doblin.

Come mai sostanze presenti in natura vengono vietate dalla legge italiana? Fin dall’inizio dei tempi – spiega la Renzini – l’uomo sperimenta esperienze legate al consumo di sostanze rivelatrici della psiche, perché non integrarle nelle terapie per depressione e PTSD (Disturbo da Stress Post-Traumatico)?

Promettenti studi in materia pre-mandato Nixon (1969-1974), avevano portato a ottimi risultati sul buon esito di terapie utilizzanti tali molecole, evidenziando come, a differenza degli psicofarmaci, non generino nel paziente uno stato di salute calmierante, senza creare dipendenza e come non ne sia necessaria l’assunzione su base quotidiana.

Casi come quelli citati sopra causano nel paziente una sensibile diminuzione delle connessione neuronali, impedendo un dialogo tra diverse zone del cervello: con un trattamento ad alto dosaggio di psilocibina, controllato da un terapeuta, si accende nel plastico neuronale connessioni che prima il soggetto aveva perso, proiettandolo in uno stato non ordinario di coscienza o, come preferisce l’autrice, “stato espanso di coscienza”.

È stato ribadito più volte lo stretto legame tra set e setting: il primo rappresenta come il soggetto sta al momento della cura e la sua condizione psicofisica, il secondo, invece, coinvolge tutto ciò che sta intorno all’individuo, a livello temporale, ambientale e sociale.

Solo una conoscenza approfondita di entrambi i fattori può portare ad un futuro prossimo, in cui, anche attraverso l’uso consapevole delle sostanze psicoattive, il concetto di cura e la connessione con gli altri esseri viventi diventino strumenti per favorire la riconciliazione tra uomo e natura.

 

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