Cronache, Internazionale a Ferrara 2025

C’era l’innocenza, ci sarà la libertà


Alice Poerio, Abramo Zampini

Liceo L. Ariosto - Ferrara

La narrativa riguardante la  seconda metà del 1900 si concentra generalmente sugli anni ‘70, i cosiddetti anni di Piombo. E’ proprio per questo che Serena Dandini ha scelto di ambientare il suo romanzo C’era la luna (Einaudi, 2025) tra il il 1967 e il 1969, per dare voce alla società viva e piena di speranze precedente alla strage di Piazza Fontana, una società ancora innocente, molto spesso “mangiata”, come affermato dall’autrice stessa, dalla narrativa degli anni successivi. 

Questo il primo aspetto che Dandini, moderata da Daniele Cassandro, ha puntualizzato, domenica 5 ottobre, ad Internazionale a Ferrara 2025, dando vita ad un incontro che, nella sua leggerezza, ha affrontato una serie di tematiche non scontate e di particolare rilevanza.

La protagonista, Sara, personifica quest’epoca: contemporaneamente ai cambiamenti storici, la ragazza attraversa il percorso di formazione che porterà lei e la sua generazione alla definitiva perdita dell’innocenza, segnata dalla Strage di piazza Fontana, “una cerniera verso il mondo adulto, dove ciascuno deve fare i conti con realtà dolorose” , frase che riflette la visione femminista e aperta dell’autrice.

Sara è un’eroina a modo suo, è una ragazza normale come tante, ma riesce ad affermarsi e trovare una sua voce ed essere sé stessa in un periodo buio in cui vi è un’intera generazione che lotta per vedere affermati e riconosciuti i propri diritti, per inseguire i propri desideri ed intraprendere una strada diversa da quella già preimpostata dalla famiglia. 

La crescita di Sara viene resa possibile dal contributo di tutte le sue amiche che, in un periodo in cui ancora non esisteva il movimento femminista, formano una rete di comunicazione finalizzata al sostegno delle altre donne; ognuna di queste ragazze appoggia un mattoncino che servirà a formare una nuova Sara, consapevole di sé stessa e dei diritti che le appartengono. Ad avere un ruolo chiave in questa crescita sarà anche la musica e in particolare i Beatles, una band nelle cui canzoni la protagonista trova la saggezza e il coraggio di superare il buio dell’adolescenza e la paura di non essere abbastanza; il suo punto di forza da quel momento diventerà un’ironia fortemente ispirata al cantante John Lennon che le permetterà di aiutare e intrattenere le compagne nel corso delle loro vicissitudini. Attraverso il supporto di potenti mezzi come quello della musica, infatti, Sara e le sue amiche sperimenteranno una dimensione collettiva in cui ognuno si impegnerà a smontare gradualmente, passo dopo passo, pregiudizi e tabù che, per lungo tempo, hanno ricoperto tematiche su cui dominava un’ignoranza completa

In un’epoca in cui domina ancora imperterrito il patriarcato, con alcune tipiche espressioni tra cui “matrimonio riparatore” o “delitto d’onore”, argomenti di carattere sessuale e nuove invenzioni capaci di migliorare la vita delle donne, come ad esempio gli anticoncezionali, sono nascosti alle giovani.  Alcuni protagonisti del libro sono per Sara fonte di grande ispirazione per il futuro. Una di questi è la zia, elemento di sorellanza che riesce a fare da ponte tra le generazioni: in un paese del Sud Italia, decide di lasciare il marito, attirando su di sé un forte stigma sociale e generando un grande scandalo. Questa figura così viva e coraggiosa, fonte di un’energia positiva rara per i tempi, diventa subito per Sara un modello da seguire opposto a quello di sua madre, assoggettata al volere del marito. L’altro personaggio che permette alla protagonista di arrivare ad un punto di svolta, poi, è il fidanzato Saverio, un ragazzo di cui è impossibile non innamorarsi, bello, acculturato e carismatico, con cui la ragazza perde la verginità, un altro fardello importante per anni in cui questa concezione sociale rappresentava l’unico valore effettivo di una donna, senza cui non c’era più interesse e la definizione di “poco di buono” era imminente. 

Attraverso un’ironia autobiografica sempre presente, che le dà modo di personificarsi nella protagonista, Serena Dandini vuole, con questo libro, diventare il manifesto di una generazione che grida e lotta per la propria libertà di scelta, andando fuori dagli schemi, senza privarsi e rinunciare a nulla. 

L’autrice ha concluso l’incontro affermando che “i romanzi come questo possono rimettere le cose nella loro giusta prospettiva, per orientare le generazioni successive”, frase con cui ha espresso un’immensa fiducia verso le nuove generazioni, che considera molto più mature di come vengono dipinte, in quanto cercano sempre più, rivendicando la stessa leggerezza nel modo di vivere la vita dei personaggi del libro, di difendere, oggi e per sempre, i loro diritti.

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