In occasione del quarto incontro del festival “Dedica a Paolo Rumiz” è avvenuta la consegna del premio “Crédit Agricole FriulAdria: una vita per la scrittura” da parte del dott. Carlo Piana, direttore generale della Istituto. La vittoria è stata attribuita allo scrittore triestino per la sua eccezionale capacità di fondere le parole tra di loro, così da poter ripercorrere il mito, attualizzandolo, attraverso un viaggio alla scoperta del mondo e di noi stessi.
La presentazione del recente libro “Canto per Europa” pubblicato da Rumiz, è stata guidata dalle domande del giornalista Claudio Mezzena Lona, che, dopo un breve riepilogo della bibliografia e dell’esperienza dell’autore, come giornalista e scrittore, ha avviato la conversazione.
Il primo punto su cui il dibattito si è soffermato è stato proprio il processo di stesura del libro. Nato nel cuore della notte, “solcando gli arcipelaghi dell’insonnia”, esso è frutto dell’incontro tra parole e pensieri, trasformati in versi endecasillabi.
Sedotto dalla musicalità di questa forma metrica riesce a dare suono alla prosa.
Quattro Argonauti occidentali, arrivati sulla costa del Libano, incontrano Europa, una giovane profuga siriana che sale sulla loro barca, chiedendo di portarla verso ovest. Da quel momento, rivive in lei la leggenda della principessa fenicia. Mito e realtà si incrociano, attraverso una nuova dimensione spazio-tempo, in una lettura alla scoperta della nostra stessa origine.
Rumiz rilegge al femminile la storia di Europa attualizzandone il mito. La storia della magnifica principessa fenicia proseguirà in parallelo a quella di una giovane profuga siriana con un continuo confronto tra realtà e leggenda, letteratura moderna e antica.
Rumiz gioca sul parallelismo tra “Europa” e “l’Europa”, continente desiderato da chi non ce l’ha, ma allo stesso tempo dimenticato da chi ci è abituato. Europa è donna, è simbolo della femminilità e come tale è madre dei popoli venuti da oriente e della terra a cui donerà poi il suo nome, infrangendo così il confine tra Asia e la stessa Europa.
Essa è benedetta da Dio perché la riconosce come meravigliosa tanto che Giove ne abusa. Ella, e in questo si mostra la sua magnificenza, rimane comunque vergine.
In seguito l’attenzione si è spostata sull’importanza del mito per Rumiz. L’autore parla di una sorta di fascinazione nata dai suoi viaggi solcando il mare. “Il mito fa parte della nostra quotidianità” afferma. Il mito, in passato, costituiva la comunicazione tra le comunità. Oggi invece abbiamo molteplici vie per comunicare ma quella che manca è proprio la comunità.
Mezzena Lona a questo punto esordisce chiedendo all’autore se diventare personaggio del suo stesso romanzo (Rumiz infatti si identifica nello scriba, uno degli Argonauti), è stato complesso. L’autore risponde che in realtà ha cercato di nascondersi. Non ha bisogno di descriversi, poiché si è già palesato tramite le sue stesse parole.
L’incontro si è concluso con qualche curioso aneddoto riguardo alle fasi di pubblicazione e stampa del romanzo. La lettura è accompagnata da immagini evocative di Cosimo Miorelli che ha collaborato direttamente con Rumiz. Inoltre il titolo originale, proposto dall’autore, era: “Sillabe per Europa” ma la casa editrice ha optato per “Canto per Europa”
Sta a voi, finita la lettura, decidere quale titolo si addice di più all’opera.