“Da ragazzo ero un divoratore di libri: ne facevo una questione agonistica”. Si presenta così Alessandro Piperno, curatore della sezione Romanzo del Salone del Libro 2024, intervistato oggi, 9 maggio, dai ragazzi del gruppo di lettura del Bookstock “I RifLettori”.
Piperno racconta di se stesso come scrittore e come lettore, spiegando come secondo lui i romanzieri non diventino mai adulti: “Nel nostro mestiere niente è bello come quelle ore in cui sei immerso nei tuoi personaggi“. E’ un rapporto distaccato quello che ha sempre legato Piperno ai suoi personaggi; almeno fino alla stesura del suo ultimo romanzo, Aria di famiglia (edito da Mondadori), e alla creazione di Noah, il piccolo orfano di cui il protagonista si prende cura. Per la prima volta gli è capitato di creare un rapporto di forte empatia con un personaggio e commenta: “Forse questa è l’unica forma di paternità che mi verrà concessa”.
Piperno racconta poi di non essere stato un lettore precoce, ma di aver iniziato a quattordici anni con la narrativa ottocentesca. Allora si trovava in un contesto di coetanei che consideravano la lettura qualcosa di scandaloso, proibito, da nascondere. Questo gli ha permesso di non prendersi mai troppo sul serio, anche dopo essere entrato nel mondo degli scrittori. “Penso di appartenere alla categoria di autori che prendono seriamente il proprio lavoro, ma non troppo se stessi”. Chi fa il contrario, invece, rischia di diventare ossessionato dal successo: un’ambizione che fa male solo a chi la prova.
Piperno ha pubblicato anche diversi saggi di critica letteraria, ma considera genuine e interessate anche le recensioni online, scritte da persone che hanno acquistato il libro e hanno dedicato tempo a commentarlo: un sistema molto diverso dalla critica “militante ufficiale”.
L’autore conclude l’incontro consigliando un buon modo di leggere, spiegando che ci sono due cose che si possono fare davanti a un passo particolarmente suggestivo: rileggerlo più volte per assimilarlo meglio, o chiudere il libro e dedicarsi ad altro. “E’ in quel momento che la letteratura agisce su di noi, quando rielaboriamo e gustiamo quello che abbiamo letto”.