Viva il lupo!
Quest’anno abbiamo partecipato, con il Salone del libro di Torino, a un progetto originale, sicuramente fuori dalle nostre ordinarie attività scolastiche: Adotta uno scrittore.
Come nelle altre esperienze con il Salone del libro, quando negli anni scorsi abbiamo partecipato al progetto Un libro tante scuole, anche questa si è rivelata interessante e molto formativa, forse più delle altre.
La nostra classe ha adottato Angelo Carotenuto, scrittore, giornalista e autore del libro Viva il lupo, le cui copie ci sono state inviate dalla casa editrice Sellerio all’inizio del progetto.
Abbiamo condiviso con l’autore l’idea di seguire negli incontri tre temi collegati: “perché si legge”, “perché si scrive”, “perché ho scritto”. Abbiamo parlato insieme, quindi, nei primi due incontri del motivo per cui si legge e per cui si scrive: ci siamo detti che noi scriviamo per collegarci a mondi paralleli, leggiamo per curiosità – una curiosità inizialmente quasi “pettegola” – e poi ce ne interessiamo per affinità. Abbiamo così verificato con esempi concreti se davvero ci portiamo dentro alcuni personaggi perché in loro ci siamo riconosciuti, scegliendo i protagonisti di alcuni classici, tra cui Holden, Bartleby, Don Chisciotte, Pinocchio, Emma Bovary, Gregor Samsa, e altri. Dialogando e confrontandoci attraverso i ricordi delle nostre letture, sono affiorati i motivi profondi per cui sentiamo una somiglianza, un legame implicito con alcuni di loro mentre altri ci appaiano più distanti, e li abbiamo scoperti in modo anche giocoso, divertendoci, attraverso una sorta di torneo tra i personaggi, che dai quarti ci ha visti portare “in finale” Gregor Samsa e Holden. Nel confrontarli siamo stati concordi nell’affermare che fossero proprio questi ultimi i personaggi più affini a noi adolescenti (o almeno a noi della 5C), in cui rivediamo o intuiamo le radici profonde del nostro comportamento, le nostre emozioni, i disagi, e dunque quelli che stimolano di più la lettura della loro storia. Insomma, se Flaubert diceva “Madame Bovary sono io”, noi abbiamo detto “Holden sono io”.
Nel secondo incontro abbiamo verificato che se leggere ci conduce a “spettegolare”, a frugare nella vita degli altri (cercando in fondo la nostra), scrivere è invece il nostro tentativo di creare questi mondi paralleli. Ma in che modo? con Angelo abbiamo paragonato la scrittura all’azione di un muratore, che struttura il proprio muro aggiungendo mattone a mattone, e insieme a quella di uno scultore, che, michelagiolescamente, sa dove deve arrivare, a quale forma, e dunque costruisce e plasma togliendo la materia superflua. Scrivere è soprattutto scegliere: cosa e come; cosa scrivere, cosa tralasciare, quali mattoni aggiungere, quanta materia sottrarre progressivamente.
Abbiamo osservato che quella di sottrazione è un’attività fondamentale, su cui si basa l’efficacia nella scrittura, ma che poco si pratica a scuola, forse solo nei riassunti. E così, con il nostro scrittore abbiamo provato, tutti insieme, a ridurre la storia de La metamorfosi di Kafka fino ad arrivare a un’unica, essenziale frase con un numero stabilito di lettere, ragionando sulle scelte lessicali e sintattiche proposte da ognuno di noi: senza che ce ne rendessimo conto, è diventato un laboratorio di scrittura, una appassionante sfida all’ultima lettera.
Nel terzo incontro abbiamo più da vicino incontrato la scrittura del nostro autore, che già avevamo iniziato a conoscere attraverso la lettura di Viva il lupo. Angelo Carotenuto ci ha parlato di come è arrivato dal giornalismo alla scrittura di romanzi, di cosa significhino per la scrittura talento e disciplina, ma soprattutto cosa si debba intendere per ispirazione; se le prime due componenti sono una innata e l’altra addestrabile, la terza può nascere solo in modo spontaneo, senza forzature, spesso da un momento di ozio, di noia: ed è proprio così che, ci ha raccontato, è avvenuto per l’idea del suo ultimo libro. Quella su Tate e Puro, i protagonisti del romanzo, è stata una vera conversazione, aperta, schietta anche nella diversità delle impressioni suscitate dalla lettura, forse perché la storia è apparsa molto vicina a noi adolescenti, al nostro mondo, in quanto partendo da un semplice talent show ci porta fino al conflitto interiore del protagonista, che lo spinge a compiere un viaggio dentro e fuori di sé (che sembra risolversi in un semplice equivoco ma lo ha intanto cambiato profondamente) e quindi il libro è diventato soprattutto tramite per parlare del rapporto tra il mondo adulto e quello dei ragazzi.
Il nostro scrittore ci ha portato nell’officina della sua scrittura, ripercorrendo le tappe della stesura del romanzo, un viaggio a conclusione del quale abbiamo avuto la possibilità di leggere un finale alternativo, mai pubblicato, e esprimere le nostre opinioni: quale avremmo scelto, quello “scartato” o quello pubblicato, e perché? Siamo così entrati anche nei meccanismi che dal manoscritto portano alla pubblicazione, nelle strategie e scelte editoriali, immaginandoci un poco nel ruolo di “editor”.
Parlare con Angelo Carotenuto del suo libro ci ha permesso di sviscerarlo, di comprenderne i meccanismi narrativi e trovare la nostra chiave di lettura, come se stessimo leggendo la sceneggiatura di un film fino a esaminarne lo scheletro.
Negli incontri, infatti, non abbiamo parlato di “scrittura” ma di “scritture”, facendo tesoro delle varie esperienze di Angelo, e così abbiamo visto, attraverso riferimenti concreti, che c’è una scrittura del giornalismo ( ma anche qui con differenze, per esempio, tra giornalismo italiano e americano), un’altra per i podcast, un’ altra ancora per la sceneggiatura di un film, e ne abbiamo confrontato gli elementi portanti.
Quest’esperienza è stata altamente stimolante per noi ragazzi che abbiamo trovato nell’autore una figura di riferimento non solo per la durata degli incontri ma anche oltre, per la sua disponibilità a continuare il dialogo rispondendo alle nostre varie curiosità, sempre con naturalezza e semplicità. Se infatti nel primo incontro eravamo un po’ ingessati e quasi in soggezione nell’avere in classe, e quindi coinvolti senza mediazioni, uno scrittore, tanto da non fare nemmeno una foto, poi il tempo passato insieme, la condivisione della pausa – spuntino, degli spazi scolastici, i nostri racconti sulla scuola mescolati ai suoi ricordi, hanno fatto sì che si creasse un clima complice e quasi ci sentissimo amici; le ore sono davvero volate, lasciando però una forte impronta, fatta al di là della conoscenza più approfondita della lettura e della scrittura, soprattutto di comprensione tra il mondo adulto e quello dell’adolescenza: più volte abbiamo sorriso sul nostro essere “coetanei”, sull’espressione “alla nostra età” che finiva per includere noi e l’autore, nel quale abbiamo trovato uno sguardo sinceramente interessato, non giudicante, che ha fatto davvero emergere con spontaneità i nostri pensieri, i nostri mondi interiori, la nostra vulnerabilità ( “che è cosa diversa dalla fragilità” in una fase della vita in cui “ci si sente fragili e simultaneamente indistruttibili”). Abbiamo parlato di cinema, sport, filosofia, futuro, dell’esame, sono emerse passioni, progetti: insomma bello aver condiviso queste ore e che quest’esperienza non sia ancora finita.
Viva il lupo sempre!