Quando pensiamo al lavoro dello scrittore ci immaginiamo qualcuno che dalla nascita non fa altro che scrivere.
Prima di studiarlo ci immaginiamo che Dante sia nato già con la veste rossa e la corona di alloro tra i capelli, o che sin dalla nascita Petrarca pensasse già a Laura e stesse già lavorando al Canzoniere. Ma spesso dimentichiamo la normalità che caratterizza uno scrittore.
Ci immaginiamo qualcuno silenzioso, immerso costantemente nei fogli macchiati di inchiostro e che in un battito di ciglio può scrivere qualcosa in grado di superare la Divina Commedia o il Decameron e creare un’opera di alto livello. Ci immaginiamo qualcuno di incomprensibile, la cui mente probabilmente non si trova nemmeno sul pianeta Terra al momento di scrivere.
Possiamo quasi definire gli scrittori dei “maghi di parole”, persone che, combinando parole che nemmeno conoscevamo, possono creare un intero mondo o generare sentimenti di cui ignoravamo l’esistenza ed il nome.
Grazie alla magia delle parole, gli scrittori sono in grado di farci dimenticare che sono persone normali proprio come noi.
E come persona che ha sempre visto gli scrittori come “dei delle parole”, come diretti figli di Apollo, dio della poesia, anche io rimango sempre sorpresa dalla normalità che caratterizza il nome che troviamo scritto sulla copertina flessibile o rigida e colorata di un libro.
Abbiamo conosciuto Lorenza Gentile ed i suoi romanzi grazie al progetto “Adotta uno scrittore” e dal primo dei tre incontri sono rimasta colpita dall’umiltà con cui lei si è presentata a noi e l’atteggiamento amichevole con cui ci ha trattati incontro dopo incontro.
Durante il primo incontro Lorenza ci ha illustrato un mondo che noi non conoscevamo affatto; il duro lavoro che porta alla stesura e pubblicazione di un buon libro. E lei ha deciso di farlo raccontando come è arrivata a scrivere il suo primo romanzo “Teo”.
Ha parlato di come e quando nacque l’idea di “Teo”, un bambino che desidera conoscere chi non ha mai perso una battaglia così da vincere la sua; di come la bozza originale, ancora conservata dall’autrice, si è evoluta modifica dopo modifica, cancellatura dopo cancellatura, grazie alla collaborazione di altre persone, rendendo chiaro il fondamentale ruolo che hanno personaggi come l’editor all’interno della scrittura di un libro.
Con noi ha inoltre deciso di organizzare un’attività più immersiva e piacevole rispetto al semplice formulare domande banali per ricevere risposte banali. Ci ha chiesto di portare in classe un libro che amiamo o abbiamo amato e ha poi chiesto di leggere il primo capitolo ad alta voce per farci quindi notare che, nonostante il genere possa cambiare, nel primo capitolo di un libro ci sono sempre tutte le informazioni sulla storia.
Siamo passati da un giallo in cui tutto è lasciato al dubbio ad un fantasy in cui dal primo capitolo si inizia “con il botto” ed è stato piacevole vedere come la stessa scrittrice esprimeva opinioni oneste su ciò che veniva letto, come farebbe qualsiasi persona a cui viene consigliato il libro.
In conclusione mi sento di dover ringraziare Lorenza Gentile per essere riuscita a rendere ogni incontro con lei piacevole quanto una chiacchierata tra amici davanti ad un caffè.
Sapere che il libro che stavo leggendo era stato scritto da una persona così semplice e spontanea che ha spesso risposto alle nostre domande facendo uso di modi di dire inaspettatamente vicini al nostro mondo, mi ha aiutato ad affrontare la lettura del suo libro “Le cose che ci salvano” con più leggerezza rispetto alla lettura di un qualsiasi altro libro proposto a scuola.