Un altro problema che ha caratterizzato la mia esistenza, oltre alla nascita in un ambiente camorristico, è stato il fatto di essere nato da genitori già in età avanzata per quelli che erano gli standard del 1979, anno in cui sono venuto al mondo. Mia madre aveva 46 anni e mio padre 49, ed allora erano già per così dire avanti negli anni per avere un altro figlio, diciamo che mi sono sentito uno sbaglio, nato per errore, per una fatalità. Gli anni 46-49 di 40 anni fa non sono come quelli di oggigiorno, dove uno a 60 anni è ancora giovane. La vita è migliorata, lo stesso fisico della gente oggi è più ben tenuto, e spesso non si dimostrano gli anni che uno ha. Ma allora non era così, i miei erano già vecchi. Si pensi solo al fatto che mia sorella, che allora aveva 16 anni, appena ero nato si rifiutava di vedermi perché a scuola veniva presa in giro per il fatto che i suoi genitori avevano avuto un figlio in età avanzata. E questo la dice lunga su quale era il modo di vedere la mia nascita nel 1979. Sto parlando di questo per far capire che questa enorme differenza di età con i miei genitori è stata un notevole problema per me, iniziando dal fatto che il dialogo tra me e loro è stato completamente inesistente, perché non erano in grado di capire in alcun modo quali erano le esigenze di un ragazzo alla soglia del XXI secolo. Erano fatti di una chiusura mentale pressoché totale, forse causata pure dal mondo da cui provenivano, cioè quello dei contadini del sud, un tempo gente particolarmente chiusa. Inoltre i miei genitori non erano delinquenti, ma dei grandi lavoratori e finché la salute ha retto hanno sempre lavorato, addirittura mio padre faceva doppio lavoro, quello di ferroviere e contadino nel tempo libero dalla ferrovia.
Io mi sono ritrovato a far fronte alle mie esigenze di bambino e di adolescente da solo, senza nessuno che mi accompagnasse per mano nel mio crescere e maturare. C’era, è vero, mio fratello…ma dire che aveva una testa sballata è dire poco, e l’unica che mi ha aiutato ed è ancora presente nella mia vita è mia sorella, che come ho detto all’inizio mi rifiutava. Io devo tutto a lei, senza di lei ancora oggi non saprei come fare a far fronte a tante mie esigenze, è lei che mi segue continuamente. Solo con lei mi sono sempre confidato e ho parlato, pure se a volte ci siamo scontrati duramente niente potrà scalfire il bene che io le voglio. Con questo non voglio dire che non voglio bene a mia madre, o che non ne ho voluto alla buonanima di mio padre, voglio solo dire che facevamo e facciamo parte di due mondi differenti e troppo lontani per capirci. Poi devo aggiungere che per mio padre, finché stava bene, il suo spasso era bere, e dovrei aprire un altro capitolo a questo punto per raccontare tutte le litigate che sono avvenute a casa e a cui ho assistito sia da bambino che da adolescente, cioè proprio quando avevo bisogno di un esempio, di una guida, di un maestro.
Inoltre ogni volta che conoscevo delle persone nuove, subivo moltissimi pregiudizi dalla gente, vuoi perché conoscevano quella che era la mia stirpe di provenienza, vuoi perché conoscevano mio padre, oppure perché i compaesani sapevano bene quale testa aveva mio fratello, e la maggior parte delle brave persone mettevano dei paletti tra me e loro. Una volta avuto a che fare con me però, i miei nuovi conoscenti, una volta entrati in confidenza, mi hanno quasi tutti fatto la stessa domanda “ma da dove sei uscito tu?”. Come se io venissi da un altro pianeta rispetto a quello della mia famiglia e parenti, e lo stesso in parte è avvenuto pure a mia sorella, iniziando dal fatto che io sono l’unico nella mia parentela ad essermi laureato e lei ad essersi diplomata da infermiera. Non nascondo, che oltre al fatto di vergognarmi per l’età avanzata dei miei genitori con i miei coetanei, ho spesso provato vergogna pure per tutta la situazione familiare nel complesso, prima fra tutti il fatto di “appartenere” a questa famiglia camorristica di cui ho parlato prima, e posso affermare che mi sono state sbattute tante porte in faccia e tante opportunità mi sono state negate per questo motivo. A questo punto devo e voglio fare una precisazione: non tutti i miei parenti però hanno scelto questa vita, anche se portatori di una brutta nomea, ci sono persone oneste e lavoratori indefessi, e qualcuno -come anche il sottoscritto – è finito nelle grinfie della giustizia solo per essere parente sempre di quelle mele marce di cui ho parlato finora.
Oggigiorno posso dire che quella situazione triste che ho vissuto quasi sempre io nella mia vita, è completamente cambiata, vuoi perché i miei cugini stanno in carcere dalla fine degli anni novanta, e questo ha fatto sì che tutto quell’ambiente fatto di brutta gente che ci ruotava attorno sia sparito da più di venti anni ormai, vuoi perché la nuova generazione dei miei parenti sta vivendo in un mondo migliore, non fatto di terrore continuo che giornalmente accompagnava me, oltre al fatto che lo stato oggi è molto più presente innanzi tutto con il sostegno alle famiglie in difficoltà che così non hanno bisogno di farsi sottomettere economicamente da certi soggetti, perché riescono in qualche modo ad essere autonomi. Non voglio dire che la misura del reddito di cittadinanza sia perfetta, c’è bisogno di evitare che qualche furbetto ne abusi, ma è pure grazie a questo tipo di misure che la gente non è più obbligata a sottomettersi a certa gente.
Mio fratello è morto di leucemia qualche anno fa ormai, proprio nel momento in cui sembrava avesse aggiustato la testa, e adesso la mia famiglia sono mia sorella in primis, mia madre, ormai anziana e non più tanto presente con la testa, e i miei nipoti. Il primo di questi nipoti è una mia fonte di preoccupazione, perché da quando è venuto a mancare il padre, è caduto in una depressione che non riesce a vincere e a tratti è violento a casa, e io mi danno per il non poter esserci e aiutare lui ad uscire da questo incubo, e a proteggere gli altri da lui quando va fuori di testa. Poi c’è mia cognata che anche lei poverina dopo tutto quello che ha sopportato con quella testa matta di mio fratello adesso deve continuare col figlio. Non nascondo che sono molto angosciato per questo mio nipote e a volte non ci dormo la notte, e ogni volta che telefono a casa mi viene l’ansia dalla paura di apprendere una brutta notizia, che prego non mi raggiunga mai, con tutte queste brutte storie che ormai la TV non fa altro che raccontare giornalmente, e che mi mettono cattivi pensieri in testa.