Riflessioni sul libro “Andata e ritorno” (Di ENAIATOLLAH AKBARI)
Ho trovato che è molto bella l’iniziativa di far leggere un libro agli studenti: uno perché ti fa migliorare la comprensione della lingua italiana, essendo nella nostra classe tutti studenti stranieri, e due perché ci si rende conto che conoscere la storia dell’altro può aiutarti a riflettere e capire che i nostri problemi sono piccoli in confronto a quelli di qualcun altro.
Sto leggendo l’inizio del libro “Nel mare ci sono i coccodrilli” anche a mia figlia, che ha 10 anni. La prima domanda che mi ha fatto è stata: “Mamma è vero che non mi abbandonerai mai?”
Ha voluto essere rassicurata, perché si è messa nei panni di Enaiat, magari ha pensato che aveva la stessa età sua, quando si è ritrovato da solo. Questo libro mi ha toccato molto, io non ho mai vissuto in un ambiente di guerra e neanche in condizioni così ostili, senza luce elettrica e acqua, ho pensato che magari io non sarei riuscita a cavarmela e che tantissimi non ce l’hanno fatta davvero, senza contare la cattiveria umana che è capace di amplificare molto la sofferenza della povera gente.
Quando incontreremmo Enaiat vorrei chiederli se, nonostante tutto e tutti, gli è rimasta ancora la voglia di tornare nel suo paese e di vivere di nuovo lì. Se, dopo aver studiato e capito tutto quello che ha vissuto, gli è rimasta qualche difficoltà psicologica che una esperienza del genere, così traumatica, può creare. Vorrei sapere notizie di sua sorella, delle sue nipoti e chiedere se loro invece vivono bene là dove sono andati a vivere oppure se hanno mai chiesto di venire via. E suo fratello? Ha avuto la stessa sorte di Enaiat andando via da quel territorio?
Ho pensato che in qualche modo tutti gli stranieri hanno a che fare con la burocrazia negli uffici per stranieri, sia al consolato che in questura: quando si va bisogna armarsi di pazienza infinita ed essere disposti a procurarsi tutta la lista di documenti richiesti. Io per esempio non ci posso neanche pensare a quello che dovrò fare, perché ho il passaporto scaduto da 10 anni e mi vengono già gli incubi la notte solo ad immaginare, anche perché dovrò andare a Milano (perché la sede del consolato brasiliano è la) a procurare tutti i documenti (non so se ci sarà da pagare qualche multa, sono rimasta indietro con i servizi elettorali del mio paese, visto che non ho mai votato essendo in Italia da 25 anni.) Dovrò armarmi di pazienza, anche perché prima o poi dovrò andare nel mio Paese a vedere i miei (di solito viene sempre mia madre a trovarmi).
Comunque in Brasile non c’è la guerra, sono venuta in Italia liberamente a conoscere il Paese, e ho deciso di rimanere dopo, per scelta. Mi piacerebbe tornare nel mio Paese, appena potrò, a conoscere altre città che prima, quando ci vivevo non avevo la possibilità di andare a vedere, e poi vorrei tornare nella mia città per vedere tutti i miei, visto che sono l’unica in famiglia ad essermene andata.