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La banda dei carusi: la 5A incontra Cristina Cassar Scalia


Failla Andrea, Di Benedetto Noemi, Federico Fabrizio

5A LS, Liceo Scientifico "Majorana-Arcoleo" - Caltagirone

Cristina Cassar Scalia è un’autrice italiana, nata a Noto nel 1977. Oltre alla sua professione di medico oftalmologo, è conosciuta per i suoi romanzi gialli ambientati in Sicilia, che hanno come protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi.

Il suo libro più recente, “La banda dei carusi”, è stato pubblicato da Einaudi ed è stato finalista del Premio Giorgio Scerbanenco 2023 e continua le avventure del vicequestore Guarrasi. La storia si svolge a Catania, sotto l’Etna, dove Guarrasi si trova coinvolta personalmente in un caso di omicidio che tocca da vicino la sua squadra e un gruppo di “carusi” che in passato le sono stati d’aiuto.

La trama si concentra sul brutale omicidio di Thomas Ruscica, trovato morto con un colpo di rastrello alla testa sulla spiaggia  della Playa di Catania. Thomas era uno dei “carusi” di don Rosario Limoli, un parroco che lavora nel difficile quartiere di San Cristoforo. Il romanzo segue le indagini della Guarrasi e del suo team di ragazzi che cercano di risolvere il mistero esistente dietro la morte di Thomas, esplorando temi come la criminalità organizzata e la lotta contro la mafia.

La classe 5A LS ha avuto il piacere e l’onore di parlare con l’autrice per scambiare opinioni e approfondire di più la stesura e la trama del libro. Sin da subito la classe si è trovata in sintonia con l’autrice che ha accolto le numerose domande che la classe ha posto tra cui:

Quali sono le sue considerazioni riguardo la lotta contro la mafia e l’impegno delle istituzioni nella difesa delle persone oneste come Thomas e i tanti cittadini che la Sicilia ha dovuto piangere?

La mafia è sicuramente uno dei temi cardine di questo libro, tanto più la figura di Don Rosario è stata ideata in memoria del grande sacerdote don Pino Puglisi. La nostra amata Sicilia è stata a lungo sensibilizzata sull’argomento e nel corso della storia si sono succedute figure che hanno donato la loro intera esistenza per la lotta contro la criminalità. Thomas diventa l’emblema di ognuno di loro battendosi con forza e coraggio a costo della propria vita, a tal proposito Falcone aveva enunciato un’iconica frase, che divenne un disperato grido di speranza: “gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”. La lotta contro la mafia è una battaglia complessa che coinvolge non solo le istituzioni, ma anche la società nel suo complesso.

Porta sempre con lei i personaggi dei suoi racconti e se sì, rappresentano modi diversi di porsi di fronte alle situazioni?

I personaggi dei miei racconti sono come amici immaginari che mi accompagnano sempre. Ognuno di loro ha una personalità distinta e rappresenta un modo diverso di affrontare le situazioni della vita. Vanina Guarrasi, per esempio, è il mio spirito combattivo che non si arrende mai di fronte alle avversità. Altri personaggi, come i “carusi” nel mio ultimo libro, incarnano la resilienza e la speranza di chi cresce in contesti difficili. Attraverso di loro, esploro le diverse sfaccettature dell’essere umano e le molteplici reazioni che possiamo avere di fronte agli ostacoli. Sono convinta che ogni lettore possa trovare un pezzo di sé in almeno uno dei miei personaggi e, forse, imparare qualcosa di nuovo su come affrontare le proprie battaglie quotidiane.

 

Vanina diventa poliziotta giurando a se stessa che non si sarebbe più sentita impotente nel difendere gli altri eppure dopo l’accaduto con Paolo decide di allontanarsi, come spiega questo comportamento?

 

“Vanina è un personaggio complesso, che porta con sé il peso delle responsabilità e delle aspettative. La sua decisione di allontanarsi da Paolo non è un segno di debolezza, ma piuttosto una scelta consapevole di prendersi un momento per riflettere e raccogliere le forze. A volte, anche i più coraggiosi tra noi hanno bisogno di fare un passo indietro per poter poi avanzare con maggiore determinazione.”

In altre parole, il comportamento di Vanina riflette la realtà umana di dover gestire il proprio benessere emotivo, anche quando si è impegnati in una causa più grande. La sua scelta di prendersi una pausa da Paolo potrebbe essere interpretata come un atto di autoconservazione, permettendole di mantenere la sua integrità e la sua capacità di proteggere gli altri nel lungo termine.

Nella vita di una terra come la nostra ancora infestata dalla malavita e per alcuni punti di vista con una struttura della società antiquata, le vorremo chiedere quali sono le sue considerazioni riguardo dei temi molto importanti trattati a partire da dei passaggi del libro.

Il primo passaggio che voremmo farle leggere riguarda la descrizione della stanza di Thomas. Qui emerge la forza di volontà di questo ragazzo che sceglie la semplicità della comunità rispetto ai soldi facili provenienti dalla criminalità.

 

[…] -La voli sapiri ‘na cosa, dottoressa?

-Mi dica.

-A un certo punto, nun sacciu picchì, mi commossi. Il collega mi pigliò macari in giro.

– Che aveva visto?

-Nenti di particolare. Mi taliai attorno e vidi come viveva ‘sto caruso. ‘Na stanza nica nica, fridda, divisa cu ‘n autru carusu. Comodità picca e nenti. Allura pinsai che ci voli ‘na volontà di ferro per non tornare ‘nnarrè dalla famigghia, a guadagnare facile. E pensare che forse proprio ppi ‘sta volontà di ferro, ammirevole, Thomas ci appizzò la vita, mi smosse una tristizza, dottoressa… […]

Il secondo passaggio che vorremmo attenzionare tratta lo stupore dell’anziano Patanè nel vedere Vanina e Marta lavorare autonomamente in commissariato, avvenimento quasi impensabile ai suoi tempi.

[…] Patanè si accomodò davanti la scrivania.

-Lo sa picchì m’incantai? Picchì ai tempi miei la possibilità che due donne poliziotto si putissiru trovare a collaborare in un caso di omicidio nella sezione della Mobile diretta da una di loro era considerata da tutti periodo ipotetico del terzo tipo. Ora invece è realtà è non immagina quanto piacere mi faccia. […]

 

L’incontro con Cristina Cassar Scalia e la classe di studenti è stato un momento prezioso, in cui le parole hanno creato un ponte tra l’autrice e i giovani lettori. Gli studenti hanno avuto l’opportunità di ascoltare direttamente la testimonianza di un’autrice di successo. Questo incontro potrebbe aver ispirato alcuni di loro a esplorare la scrittura o a perseguire le proprie passioni. Cristina ha condiviso la sua esperienza e la sua dedizione alla ricerca della verità attraverso la scrittura. Questo ha stimolato riflessioni sulla giustizia, la società e il ruolo dell’arte nella nostra vita. Attraverso il libro “La banda dei carusi”, gli studenti hanno avutola possibilità di rivolgere uno sguardo approfondito sulla Sicilia, con i suoi luoghi, le sue tradizioni e le sue sfide. Ringraziamo Cristina e il Salone del libro per aver reso possibile tutto questo!

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