Adotta uno scrittore, Laboratorio

Benedetta Tobagi racconta la sua adozione al Nicola Pellati di Nizza Monferrato


Benedetta Tobagi

Liceo Scientifico Nicola Pellati - Nizza Monferrato Asti

Quando ho scoperto di essere stata “adottata” da una classe di seconda superiore ero un po’ preoccupata, lo confesso: sono abituata a lavorare con ragazzi più grandi, dato che i miei libri s’intrecciano a vicende della storia recente Italiana che – se va bene – a scuola avvicinano solo all’ultimo anno. Le mie preoccupazioni sono andate in fumo sin dal primo incontro.

Quando sono entrata in classe, ho avuto un tuffo al cuore perché… ero già lì. Le mie parole erano dappertutto. I ragazzi avevano già letto La Resistenza delle donne e, guidati da Giulia Saddemi, la prof di lettere, avevano scelto le frasi che più li avevano colpiti e toccati. Poi le avevano trascritte (chi al computer, chi mano, con tanto di grafica e disegni di accompagnamento) e appese ai muri.

Ragazze e ragazzi avevano un’enorme curiosità per la mia attività di scrittrice e le origini di questa “vocazione”. E poi, come immaginavo, volevano saperne di più sulla mia storia personale, l’omicidio di mio padre, la vita dopo. Nella Resistenza delle donne ci siamo tuffati a partire dalle frasi che avevano scelto. Seduti in cerchio, ciascuno a turno ha raccontato perché ne era stato particolarmente toccato, ed è stato il mio turno di fare domande. Ci siamo inoltrati per sentieri inattesi, nelle storie delle donne delle loro famiglie, nei loro sogni, paure e progetti, nello stupore di scoprire nelle storie delle partigiane quella sorellanza e complicità tra donne che spesso oggi non vedono intorno a sé, e mille altre cose. Abbiamo ragionato insieme di tante cose, di scelte, ma anche di violenza o di invidia. Le ore sono letteralmente volate.

Quando scrivi, lo fai anche perché le tue parole possano diventare anche le parole di chi legge, parole per dirsi, scoprirsi, guardare dentro se stessi e al mondo da prospettive nuove. Per me è stato bellissimo che sia potuto accadere proprio questo. Nell’incontro finale a Torino, infatti, con Giulia abbiamo pensato che la stazione finale di questo viaggio non poteva che vederli tutti insieme sul palco, affinché ciascuno portasse le parole che aveva scelto. Le parole che io avevo ritrovato e ritessuto con le miei tra i racconti di quelle donne straordinarie di ottant’anni, e adesso continuano a respirare e viaggiare attraverso loro.

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