Una cosa che ti ha colpito
Sicuramente da mettere in risalto è il tocco descrittivo dell’opera, chiaramente in funzione di Procida e i suoi abitanti, di come essa sia un piccola terra isolata da tutto ciò che è aldilà di quel freddo mare. La conseguenza di ciò è che Procida è rimasta una terra retrograda, e con lei anche i suoi abitanti. Ciò che non si è evoluto non è l’isola in sé, ma la mentalità degli isolani, che chiusi mentalmente, non accettano alcun turista.
Forse si tratta di paura dello sconosciuto, oppure di indifferenza dalla realtà, creata da quel piccolo mondo, più facile da affrontare, ma vuoto.
Un’altra cosa che ti ha colpito
Definirei questo libro “Iperrealista”. Sappiamo che c’è grande differenza tra la velocità di racconto dei libri e quella reale. La Morante si distingue in questo, infatti è molto minuziosa nei dettagli delle descrizioni, tanto da far immergere il lettore nella scena, da fargliela vivere in prima persona. La conseguenza di ciò è che la narrazione risulta molto lenta, in modo quasi esagerato, che ci costringe a prenderci molto tempo per leggere, cosa che aumenta la realisticità temporale dell’opera.
Una frase del libro da conservare
“Spesso certi nostri affetti, che presumiamo magnifici, addirittura sovrumani, sono, in realtà, insipidi; solo un’amarezza terrestre, magari atroce, può, come il sale, suscitare il sapore misterioso della loro profonda mescolanza! Per tutta la mia infanzia e fanciullezza, io avevo creduto di amare W. G.; e forse m’ingannavo. Soltanto adesso, forse, incominciavo ad amarlo. Mi accadeva qualcosa di sorprendente, che certo in passato non avrei potuto credere, se me l’avessero predetta: W. G. mi faceva compassione.”
Se questo libro fosse una canzone
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