Scaffale

La tigre di Noto


Irene Tambato 1C Liceo Scientifico


Autore/Autrice del libro

Simona Lo Iacono

Editore

Neri Pozza

Titolo del libro

Nel romanzo “La tigre di Noto”, la scrittrice Simona lo Iacono ha unito storia e invenzione, dimostrando grandi abilità espressive e narrative; ha tratteggiato l’affascinante ritratto di donna realmente vissuta, impavida e coraggiosa, collocandolo in uno sfondo storico, a cavallo tra le due guerre mondiali, ben determinato e ricostruito. Protagonista assoluta della vicenda è Marianna Ciccone, scienziata che, in un periodo dominato da una mentalità maschilista, ha osato ribellarsi e infrangere tutti gli stereotipi che volevano la donna solo come moglie e madre, dedita alla famiglia e alla casa. Di capacità intellettive fuori dalla norma, Marianna aveva un occhio strabico, un “occhio pesto”, con cui andava “oltre”, oltre i pregiudizi, oltre i luoghi comuni, oltre le apparenze.
Mi ha colpito particolarmente questo dettaglio dell’occhio, che seppure semichiuso, era capace di attraversare il buio e cercare sempre la luce. Una debolezza o un presagio di grandezza? Anche i nostri difetti possono diventare dei punti di forza, dei limiti da cui partire per superare le barriere fisiche, sociali e culturali che ci bloccano e ci impediscono di diventare vincenti. Con il suo occhio “malato”, Marianna guardava il cielo: voleva leggere, inseguire i suoi sogni, studiare fisica e matematica, spiegare la luce appropriandosi dei suoi segreti. E proprio la luce è il litemotiv del romanzo. Accanto al motivo della luce, c’è la sua passione per i libri. Leggeva di nascosto, coperta dalla cameriera. Disprezzata per questo dalla madre, che riteneva il leggere un’inutile ossessione, fu incoraggiata da Cate, l’affittacamere di Pisa che le inculcò il principio che chi legge, sa leggere il mondo, gli uomini e gli eventi. Era Cate che seppelliva i libri regalatele dal fidanzato messinese, per paura che ritornasse a prenderli, idea che Marianna fece propria quando, per salvare i libri ebraici del programma di distruzione dei libri voluto dai nazisti, li sotterrò nel giardino. Il messaggio che il romanzo ci comunica è che i libri sono la vita. Distruggere i libri vuol dire annientare un popolo, privarlo di memoria e identità. I libri, invece, aprono la mente ed educano allo spirito critico ed è per questo che il nazismo non prevedeva che si leggesse, perché preferiva un popolo sottomesso e obbediente.

Perché leggere questo libro

E’ un libro che ci insegna a vivere e a conoscere l’ignoto. Dopo la lettura del libro credo che proprio la figura di Marianna Ciccone mi resterà impressa ogni volta che, con i miei occhi, scorgerò il potere della luce e dei libri.

A chi può piacere questo libro

A tutti, specialmente a chi non ama le barriere: tra Scienza e Letteratura, tra uomo e donna, tra l’io e il mondo, tra sè e l’altro…

Una frase del libro da conservare

“I libri le confermavano che tutto era collegato a tutto, si cominciava con l’osservare la luna e si finiva ad assistere un moribondo. La legge dell’umanità richiamava vincenti e perdenti, sazi e affamati, sani e malati. Il principio fondante della vita non era aggregare. Era non escludere.”

L’autore/autrice di questa recensione viene da

Milazzo

Scuola

Liceo Scientifico Impallomeni

Gruppo di lettura

classe 1C

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