Caro diario,
come ben sai non mi piace usare parole offensive nei confronti degli altri, però, devo proprio confessartelo, a volte mi è capitato di farlo, soprattutto contro mio fratello, quando litighiamo (e sai che succede spesso!): ci diciamo di tutto e di più anche se in fondo in fondo (ma molto in fondo) ci vogliamo bene. Uso parole gentili che “fanno bene”, soprattutto con le mie amiche, quando ci scambiamo complimenti o ci aiutiamo a vicenda. Non so perché, ma mi viene più facile usare parole gentili con gli estranei che con Niccolò. Forse perché anche lui è poco gentile con me? Può darsi… spesso. Infatti, mi fa rimanere male quando, per esempio, gli mostro un mio disegno e mi dice che è orribile o quando voglio dargli un bacio e lui scappa via lontano, come se io avessi il Covid.
Ogni volta ci resto male, è ovvio; addirittura mi è capitato di piangere di nascosto o di restare triste per tutta la giornata.
Un’altra volta mi è capitato di sentirmi così: delusa e ferita per alcune parole che mi sono state rivolte dal cugino della mia amica Vanessa. Eravamo in vacanza, stavamo guardando le stelle con il telescopio di mamma. Eravamo riusciti a fotografare la Luna e Giove, e io avevo confessato a Vanessa il mio sogno di diventare astronauta e di piantare sulla luna la bandiera dell’Italia. Il suo “simpaticissimo” cugino scoppiò a ridere. Per lui era impossibile che io potessi avere un sogno del genere: “Sei una femmina e figurati se fanno andare sulla luna un’idiota come te”. Non reagii. Le sue parole mi pietrificarono. Fu davvero molto cattivo. Perché dire quelle parole? Cosa gli avevo fatto? Vanessa si accorse della mia reazione e rimproverò suo cugino, che il giorno dopo venne a scusarsi.
In quell’occasione mi sentii molto a disagio, estranea, non “a casa”. Per me “sentirmi a casa” significa tante cose, prima tra tutte apprezzata e accolta, ma anche al sicuro, amata, felice, autentica.