Il 16 ottobre 2021 al teatro Verdi di Pordenone è avvenuta l’inaugurazione della 27esima edizione del festival Dedica che ospita il giornalista e scrittore Paolo Rumiz. Con la consegna del sigillo della città da parte dell’assessore della cultura Alberto Parigi, alla presenza dell’assessore alla cultura e del curatore dell’associazione Thesis Claudio Cattaruzza, viene premiata l’intensa attività dell’autore fatta di viaggi, scoperte, scrittura e testimonianze.
Grazie alle domande della scrittrice Federica Manzon, Paolo Rumiz si è raccontato e il pubblico ha potuto conoscere meglio la sua personalità.
Nato a Trieste, città incubo per i suoi genitori a causa delle continue guerre tra i paesi confinanti, tuttavia per lui città interessante grazie ai racconti di attualità sdrammatizzati da sua nonna materna paragonata a “una grande chioccia” che raccontava sempre storie mentre era raggomitolato nel suo letto, si è scoperto attratto dai viaggi, dall’Europa, dalle sue culture e dal fascino di varcare i confini.
Per quanto riguarda l’Europa, Rumiz insiste molto sulle origini e sulla memoria comune che non deve essere dimenticata anzi va ricordata, imponendosi l’obbligo di voler sapere cosa accade intorno a noi e ha lo scopo di unire “Bastano pochi fatti ed esperienze per far capire il passato alle nuove generazioni”.
L’ autore, come emerge nei suoi libri, è profondamente legato alle tematiche del confine e della memoria, delle culture e dell’Europa ed epifanico è stato per lui il viaggio attraverso la Via Appia per conoscere l’ anima primordiale dell’ Italia ma anche le radici comuni dell’identità europea. È stata la statua di San Benedetto da Norcia a svelargli ciò ed è merito dei monaci benedettini aver conservato e tramandato la cultura classica preesistente divenendo vettori fondamentali della sua diffusione così da creare le fondamenta dell’Europa intera. Con queste suggestioni, Paolo Rumiz introduce alcuni dei temi che saranno proposti al pubblico e sviluppati nell’ambito delle serate del festival Dedica .