Un titolo dantesco quello dell’ultimo libro di Joyce Carol Oates, La notte, il sogno, la morte e le stelle, secondo la presentatrice della conferenza Claudia Durastanti. Il libro, che si apre con la morte di un uomo americano a seguito di una perquisizione da parte di un ufficiale di polizia finita tragicamente, è una denuncia della società americana e dell’indifferenza sistemica che la caratterizza. È inevitabile pensare alla vicenda che ha scosso il mondo nel maggio 2020, che ha visto la morte del cittadino afroamericano George Floyd per mano di un poliziotto. La tematica razziale è sempre stata centrale per l’autrice statunitense, collegata in streaming con il Salone del Libro, che ha spiegato come in questo suo ultimo romanzo abbia voluto rappresentare la fatica nel comprendere come la comunità afroamericana possa accettare di vivere secondo queste condizioni. È rilevante anche l’amore, capace di rigenerarsi ma non uguale a sé stesso, che permette alla protagonista di innamorarsi nuovamente dopo la morte del marito, a cui era seguito un lungo e difficile periodo di elaborazione del lutto. Anche dopo aver trovato un nuovo amore è consapevole che esso non sarà mai forte quanto il primo, ma, nonostante ciò, capisce che è necessario andare avanti e convivere con il dolore.
Intorno alla morte di quello che viene descritto come un patriarca e alla vicenda amorosa della protagonista, si innesta un dramma domestico, che coinvolge anche i figli della donna e le loro gelosie. Dalla narrazione traspare il desiderio utopico della Oates di un mondo in cui il patriarcato non abbia il potere che ha oggi e in cui una donna possa affermarsi per come è.
Sono temi importanti e profondi a cui l’autrice è fortemente legata e che riesce a trattare con ammirabile maestria, derivatale da cinquant’anni di esperienza e decine e decine di libri pubblicati.