Leggere non è da sfigati, i libri hanno aiutato Massimo Pericolo nel periodo di detenzione come mezzo per evadere una realtà che non poteva cambiare e per liberare la mente. In veste di scrittore e non di rapper, Alessandro Vanetti racconta insieme alla relatrice Silvia Avallone il suo libro autobiografico Il Signore del bosco durante un incontro pomeridiano del Salone del Libro.
Il titolo rimanda immediatamente alla vita di provincia, esemplificata dalla natura, che per quanto nelle istituzioni lo abbia tradito, gli ha sempre garantito libertà d’azione. Disagio dell’emarginazione, incertezze, una scuola inconcludente incapace di offrirgli una possibilità di riscatto, una giustizia che lo ha punito anziché educato: la vita passata di Massimo Pericolo denota come le Istituzioni abbiano fallito. Aggiungendo il contesto familiare assente in cui nasce, si traccia la trama di una storia difficile, purtroppo comune a molti ragazzi.
Reduce di un passato di tradimento e abbandono, Massimo crede che uno degli obiettivi politici primari sia quello di garantire pari dignità e le stesse basi su cui poter costruire il proprio futuro. Dalle parole dell’autore emerge, inoltre, diffidenza nei confronti del ruolo punitivo del carcere che dovrebbe saper garantire crescita ed educazione senza alimentare rabbia poiché il male non migliora.
Il verso “sono il futuro, ma senza futuro” della canzone 7 miliardi rappresenta uno sfogo generazionale e una provocazione verso una politica che sta smettendo di funzionare. Ciò denota un disinteresse nei confronti del potere che attualmente suscita lo stesso scalpore che un tempo provocavano gli insulti ai partiti.
Il successo non si misura solo con l’apparenza, con la ricchezza o con il numero di followers, ma è frutto di un percorso in cui il talento ha ruolo centrale. Tuttavia, per quanto sia ingiusto, un certo status e i soldi sono necessari per essere rispettati, questa è la realtà e va affrontata di conseguenza. La storia di Massimo parla anche di emancipazione invogliando i giovani ad inseguire le proprie passioni, di fatto musica e arti marziali sono stati per lui l’ancora di salvezza. Nel percorso di realizzazione personale è importante una fiducia della famiglia che non imponga aspettative e che talvolta lasci inciampare sui propri passi: senza arresto non ci sarebbe stato alcun Massimo Pericolo.