Il Salone del Libro 2021 ha ospitato anche Adania Shibli, scrittrice palestinese, che ha presentato il libro Un dettaglio minore con la traduttrice Monica Ruocco e Paola Caridi, curatrice del progetto “Anime arabe”. La conferenza è stata un’occasione per conoscere letterature sottovalutate, come quella palestinese. L’opera è suddivisa in due parti, cronologicamente molto distanti tra loro: la prima ambientata nel 1949, nel deserto del Negev; la seconda circa venticinque anni dopo in un ambiente trasformato dall’urbanizzazione. Il filo conduttore di queste due sezioni del libro è la volontà di fare chiarezza sulla violenza subita dalla protagonista; la stessa Adania Shibli, infatti, definisce il suo romanzo molto intenso nonostante la sua brevità. E’ bene evidenziare l’universalità della narrazione del romanzo: l’autrice non si limita a descrivere le vicende legate a soli personaggi palestinesi, ma anche a personaggi israeliani. In particolare, i crimini commessi da alcuni soldati israeliani, vengono visti come la possibilità dell’essere umano di rivelarsi malvagio in molte situazioni. L’esperienza raccontata nel libro viene vista come una vicenda che potrebbe riguardare chiunque, e non esclusivamente il popolo palestinese. L’autrice rivela un secondo scopo sotteso nel romanzo: comunicare un messaggio differente della situazione politica palestinese rispetto alla narrazione israeliana dominante in Occidente. Allacciandosi a questa tematica, Adania Shibli ha riflettuto anche sull’importanza della lingua, che non deve essere vista come un semplice mezzo di comunicazione tra gli uomini, bensì come l’essenza di un popolo e uno dei pilastri su cui costruire la sua identità. Viene più volte sottolineato, infatti, il tentativo da parte del governo israeliano di cancellare l’arabo e la letteratura palestinese nelle scuole della stessa Palestina. Ciò produce nella popolazione un senso di estraneità alla cultura araba, togliendo importanza agli anni di lotte per i diritti civili e politici. “E’ come se la lingua venisse svuotata di significato” afferma la stessa Shibli.
Nella parte finale della conferenza l’autrice ha approfondito la complicata scelta del titolo, raccontando come solo alla fine della stesura del romanzo, che ha richiesto dodici anni, ne abbia trovato uno adeguato.
Paola Caridi, con semplici parole, è riuscita a cogliere il messaggio più importante: “La letteratura arriva dove le parole di noi uomini non riescono ad arrivare”.